Libri – La fatica della vecchiaia secondo Roth

Vi voglio parlare di Philip Roth. E’ necessario. Ci sono cose entusiasmanti che vanno condivise con altri. Roth è una di quelle. Potete iniziare a conoscerlo con uno qualsiasi dei suoi romanzi, da quelli dell’esordio o dall’ultima pubblicazione. Ma iniziate. E fatelo subito.
Era la mia convinzione sulla quale non avrei arretrato di un passo, se non fosse stato per una mail, letta a Fahrenheit – Radio Rai Tre – venerdì 23 febbraio. “Non dovevate recensire “Everyman”, l’ultimo libro di Roth – troppo crudele il modo in cui tratta la vecchiaia…Gli ascoltatori della radio sono spesso anziani. Una visione di quel tipo li può sconvolgere.”


“La vecchiaia non è una battaglia: la vecchiaia è un massacro”, questa la frase scritta da Roth, alla quale ha fatto riferimento il conduttore della trasmissione, spiegando che il pregio dei buoni romanzi è aprire nuove letture sulle grandi questioni dell’esistenza.
Everyman’s Jewelry Store – La gioielleria di tutti – è il nome che il padre del personaggio dà al suo negozietto, con l’intento che da lui possano andare tutti, perché “è una faccenda impegnativa per un operaio comprare un diamante per piccolo che sia”. Siamo in America nel 1933. E la voce narrante ricompone l’esistenza di un vecchio mescolando passato remoto e presente, riconsegnando al lettore un’intera vita. Assolutamente crudele nella descrizione degli ultimi anni di esistenza, con vuoti affettivi, malattia, ricerca di uno spazio fisico e mentale dove poter fare le cose che non si sono fatte prima, assolutamente generoso nel ripercorrere ricordi dell’infanzia, matrimoni, tradimenti, divorzi, vita lavorativa del suo personaggio, Roth accelera e si ferma con lui per fargli trovare fiato nella sua spiaggia, che nonostante un progetto di bonifica, “era sempre la sua spiaggia, ed era al centro dei cerchi in cui girava la sua mente quando tornava col pensiero ai momenti più belli della sua infanzia.”
In quei cerchi va a finire il lettore in questo passare dalla vitalità della vita, alla fatica della vecchiaia che può diventare “massacro”. La morte, nel libro con tanti volti, viene descritta anche con quello più terreno, attraverso un dialogo tra il vecchio e un becchino che si prende cura del cimitero. Allora il lavoro meticoloso dell’uomo in cui tempo, attenzione, e buon terreno possono fare la differenza, ridimensionano l’angoscia del personaggio.
“Everyman” è crudele per gli anziani? Ingiusto suggerirlo?
“La più inquietante intensità della vita è la morte. Perché la morte è così ingiusta. Perché quando uno ha gustato il sapore della vita, la morte non sembra neppure una cosa naturale. Io credevo, dentro di me ne ero certo, che la vita durasse in eterno”.
(Giulia Parodi)