Teatro – L’insostenibile sofferenza della verità di Yuri

“Di qui si va via tutti insieme.” L’umanità non è divisa tra beati e dannati nel dopo morte pensato da Petruzzelli e Calandri per il loro splendido apologo sui crimini che i medici nazisti hanno compiuto sui bambini cavie nei lager.
Nell’aldilà di “L’olocausto di Yuri” presentato lo scorso 20 febbraio al Teatro Duse, c’è solo un’immensa folla che cammina in continuazione. Ognuno apparentemente cerca gli altri: i figli uccisi, la moglie, il carnefice, ma quello che davvero importa nell’incontro con l’altro sono i frammenti di sé che ne vengono riflessi e restituiti, e che lentamente ricompongono la verità di ciascuno. Si potrà andare via solo dopo che tutti avranno capito, solo dopo che per ogni singolo si sia compiuto il percorso della consapevolezza di sé, della parte di colpa che ciascuno ha anche nelle tragedie di cui è stato vittima.
Nessuno potrà andarsene finché anche l’ultimo non sia uscito dal circolo della ripetizione dei gesti che continua a compiere in attesa del coraggio di affrontare l’insostenibile sofferenza della verità.
(Paola Pierantoni)