Sansa meteorologo. La festa è già finita ed è sempre maccaia

L’aria fresca è arrivata, in questi giorni; ma non è quella che Adriano Sansa si augurava spirasse dalla Festa Unità Nazionale. La festa è finita, da tempo, senza che l’atteso vento fresco di idee spazzasse la maccaia persistente anche sulla sinistra.


Sappiamo tutti che il primo, indispensabile risultato da raggiungere è quello di buttare giù dal governo locale e nazionale “certa brutta gente”, come Sansa la definì, applauditissimo, in un convegno a Genova con Cofferati. (Affermazione per cui subì un procedimento disciplinare davanti al Csm che però lo prosciolse riconoscendogli di aver esercitato, come cittadino, un suo legittimo diritto di critica.) Lo sappiamo tanto bene quali sono le priorità che non ci faremo ancora una volta del male da soli, esasperando più di tanto le autocritiche. Ma la misura suggerita dalle contingenze non può essere la ragione per coprire di un mediocre silenzio da sacrestia partitica ogni tentativo di aprire un dibattito alto. E’ quello che aveva cercato appunto di avviare Sansa alla vigilia di una festa, che sarà fatta anche di frittelle, farinata e grigliate di pesce, ma è soprattutto momento di confronto e approfondimento politico.
Semplicemente, Sansa aveva ricordato che le elezioni non si vincono con voluminosi programmi, ma facendo uno sforzo di sintesi e di chiarezza sulle questioni essenziali: per esempio, come garantire libertà di mercato e tutela dei diritti, come ripartire le risorse tra investimenti e servizi sociali, che iniziative consistenti prendere nei confronti della povertà, quale spazio dare alla gente e alle idee dei movimenti… Tutto questo senza dimenticare che la politica è anzitutto passione di giustizia, per cui non sono possibili ammiccamenti con chi si è servito della cosa comune per fare la propria fortuna e garantirsi l’impunità. Ebbene le risposte venute al suo invito diciamo per carità di patria che sono state grigie. E’ mancato non solo uno scatto di qualità, un’impennata di pensiero, ma anche la sincerità di mettersi in discussione, dubbi e certezze comprese, per arrivare finalmente all’animo della gente comune. Meglio sorvolare sulle banalità di certe risposte.
Ma forse le elezioni si vincono anche grazie agli errori degli avversari. In questo caso i teatrini preelettorali di Biasotti essere o non essere, con l’Unto che gli fa da spalla, sono un contributo inimitabile.
(Camillo Arcuri)