Disservizi – Marta sul web l’ultima sfida

Titolo di Repubblica (8 dicembre ’07) per la risposta della sindaco Vincenzi alle domande che le sono piovute addosso dal sito genovese del quotidiano (http://genova.repubblica.it/). Domande e proposte, scrive Vincenzi, la aiuteranno a sperimentare la sua idea di un metodo diverso di amministrazione della città. In altre parole: c’è il consiglio comunale e quelli dei municipi ma ci sono anche i singoli cittadini che sanno e parlano. La rete, la comunità web – come quella legata al sito di Repubblica – sarà uno dei luoghi privilegiati dello scambio.
Ottimo no? Aprire occhi e orecchie alle voci che da tempo non trovano più ospitalità in organismi di rappresentanza afflitti dal partitismo e dai gettoni di presenza. Usare la posta dei lettori dei quotidiani e dei corrispondenti dei siti web per riflettere sull’efficacia della macchina comunale.


Là manca quella cosa? Bene a sapersi, ne parleremo. Lì è successa quest’altra? Subito segnalare all’assessore. Laggiù chiedono quest’altro ancora? Dobbiamo rifletterci ma risponderemo presto.
Speriamo che siano sinceri e non si tratti di opportunismo mediatico.
Comunque, viva il messaggio di disponibilità che viene dalla sindaco.
Ma i cittadini, quelli che scrivono e quelli che non scrivono, si aspettano anche di ricevere non solo risposte ma anche qualche letterina dalla sindaco e dagli assessori. Letterine dove questi spieghino – senza nascondere nulla e senza rifugiarsi dietro le frasi d’occasione – a chi gli chiede di questo e di quell’altro, come sia possibile che loro, gli amministratori e i loro funzionari, non sappiano o non vedano ciò che tutti o quasi i cittadini sanno e vedono. Come mai gli occhi e le antenne della macchina amministrativa che dirigono siano appannati o malferme.
Come sia possibile che l’assetto di una piazza o di una mattonata o un angolo di questa città – magari messo “a posto” con grandi spese di recente – vada a pezzi sotto l’aggressione del tempo, di cittadini egoisti e della incuria dei suoi custodi. Come sia possibile che una strada rimanga chiusa per anni senza che nessuno si curi neppure di aggiornare i cartelli che ne annunciavano le ragioni. Perché chilometri di marciapiede possano essere posteggiati impunemente e altri no. Perché molti dei cartelli che dovrebbero contenere la data di conclusione dei lavori irridono a questo impegno con la formula “a fine lavori”. Perché un cittadino non uso a frequentare la rete non possa rivolgersi ad una stazione di vigili urbani per segnalare un qualsiasi problema senza essere trattato con sufficienza, o ignorato o consolato con le parole “lasci perdere, c’è di peggio”.
I cittadini sanno – perché li hanno visti nascere – come anno dopo anno s’è accumulata sulla città una massa di problemi che non sarà facile affrontare dall’oggi al domani. Lo sanno e non hanno solo bisogno di essere rassicurati. Vogliono anche capire.
(Manlio Calegari)