Processo G8 – Il buco dei black bloc e altri lati oscuri

La stampa nazionale ha prestato scarsa attenzione alle udienze del processo genovese contro i 25 del G8 2001. Un po’ di più al processo della Diaz (ancora in corso): forse perché a rischiare il rinvio a giudizio sono, tra gli altri, l’ex capo della polizia, De Gennaro, l’ex capo della Digos, Mortola e l’ex questore Colucci. Una serie di intercettazioni telefoniche rivelerebbe la complicità tra soggetti indagati, testimoni e confidenti di entrambi al fine di depistare le indagini dei magistrati (Repubblica 25 novembre ’07, “G8, De Gennaro verso il rinvio a giudizio”; idem, 26 novembre, “G8, anche Mortola indagato”; idem 27 novembre, “G8 la telefonata di Colucci: Devo fare marcia indietro”; idem 29 novembre, “G8, un piano per le promozioni. Nelle intercettazioni dei funzionari premi per gli imputati: pioggia di telefonate tra indagati e testimoni per concordare le strategie difensive”).


Sabato 15 dicembre ’07 tutti i quotidiani hanno dedicato spazio alla sentenza emessa il giorno precedente nel processo ai 25. Repubblica: “G8, un secolo di carcere ai no global. Dimezzate le richieste dei pm. Pene severe ai black bloc”. E’ caduta per molti imputati l’accusa di “devastazione” (419 CP, da 8 a 15 anni). A sorpresa il tribunale ha disposto la trasmissione degli atti ipotizzando il reato di falsa testimonianza per due ufficiali CC e due funzionari PS che guidarono la carica contro il corteo delle tute bianche. Avvocati in parte soddisfatti; riconoscimento indiretto della forza dell’impianto accusatorio.
Nel processo ai 25 è stato il confronto tra accusa e difesa a polarizzare l’attenzione; non poteva essere diversamente. Di fronte a richieste così pesanti non c’era voglia di riflettere. E poi si trattava di un processo e non di una discussione tra storici.
Ma il momento della riflessione dovrà arrivare prima o poi e quando succederà sarà difficile ignorare i materiali e le affermazioni fatte dall’accusa.
A fronte di una massa di oltre 700 persone componenti del “blocco nero”, i magistrati sono riusciti ad individuare solo 25 persone – circa il 3% ! – di cui una buona metà sarebbe accusata di avere fiancheggiato il blocco suddetto. Un numero esiguo a fronte della documentazione offerta dagli stessi magistrati che mostra attività criminose – il disselciamento di una piazza, la confezione di bottiglie molotov ecc – messe in pratica da molte decine di persone durante periodi di calma e comunque lontano dalle fasi topiche dello scontro. Ancora più imbarazzante se si osserva la quantità di immagini che fanno pensare a una contiguità (informatori? infiltrati?) tra forze dell’ordine e blocco nero. Al processo l’accusa ha riconosciuto che le indagini, già “difficili”, sono divenute “difficilissime per il coinvolgimento delle forze dell’ordine”. Si sa, ad esempio, che, nella raccolta della documentazione videofotografica, la magistratura si è potuta avvalere in misura molto modest a di quella prodotta per loro finalità dalle forze dell’ordine.
Tolleranze sospette, contiguità mai spiegate, violenze ingiustificate compongono un quadro inquietante che i processi Diaz e Bolzaneto confermano. Se non ora, quando la Commissione parlamentare d’inchiesta?
(Manlio Calegari)