Degrado/1 – Se il teppista di via Prè è l’incuria delle P.A.

Cosa succede se un teppista spacca un vetro e nessuno interviene a sanare i danni e punire il colpevole? Secondo i teorizzatori della “broken window theory”, che ispirarono all’inizio degli anni ’80 la tanto evocata “tolleranza zero”, altri vetri andranno in frantumi e seguiranno via via segni sempre meno controllabili di degrado.


In via Prè a cadere a pezzi non è una finestra ma due piani di un palazzo, disabitato da una quindicina d’anni e lasciato a deperire senza interventi di recupero per una contesa tra il Comune, che ne possedeva una parte, e gli altri proprietari. A causa del crollo, che risale al 2 novembre, i condomini della palazzina antistante furono evacuati e riuscirono a far ritorno alle proprie case solo alla vigilia di Natale, data di dickensiano risalto mediatico. Ma a che condizioni? Le impalcature di protezione chiudono ancora via Prè strangolandola e sono diventate ricettacolo di spaccio, la necrosi del tessuto urbano si propaga alle attività vicine.
“Resisteremo ancora poco qui”, si lamentano i gestori del panificio a ridosso del crollo “non prendiamo lo stipendio da mesi e qua la situazione non da segno di migliorare, hanno addirittura interrotto i lavori”. La recente notizia della messa all’asta dell’intero palazzo (Il Secolo XIX, 15 gennaio 2008) non consente di vedere una rapida soluzione, mentre la dilatazione dei tempi d’intervento stride con le operazioni di recupero che hanno interessato la strada in questi ultimi anni. Grazie alla pioggia di finanziamenti di progetti comunitari come Urban II (http://civis.comune.genova.it/uc5_web/interna.php?codp=URBANIIGE), finalizzato alla riqualificazione del centro storico, sono sorte attività e si sono riconquistati spazi che rischiano l’asfissia se via Prè non sarà riaperta in tempi brevi. L’informazione e la pubblica amministrazione ignorano l’argomento: per ora non resta che stare a guardare come, grazie alla loro inerzia, si propaga l’effetto “broken window”.
(Eleana Marullo)