Laicità addio – Quei Tg così devoti da far dire basta

Forse non era una semplice boutade quella definizione di “seminarista”, buttata lì a caldo da un commentatore sulla figura di Gianni Riotta, al momento del suo ingresso sul ponte di comando del tg1. Era sbagliato pensare che una simile etichetta gli fosse stata frettolosamente appiccicata per via dell’aspetto: il taglio corto dei capelli a caschetto, il completo regolarmente scuro su camicia bianca, ma soprattutto l’espressione fervida e compunta, l’atteggiamento pronto, volonteroso, tipici tratti di chi si prepara a una vita di servizio, in tonaca o in clegyrman.


La verosimiglianza di quell’immagine è uscita confermata, tg dopo tg, dalla linea sempre più genuflessa di una direzione per certi versi sorprendente. Solo chi lo conosceva da vicino poteva sapere che, dentro quello scalpitante giornalista venuto in Italia a studiare da direttore, dopo la sua esperienza americana, battesse un cuore così devoto. Di sicuro, sotto la sua regia, è aumentata fino a farsi invadente la presenza di prelati e voci d’Oltretevere nella più seguita informazione tv. Nessun dubbio che si trattasse di una tendenza già in atto, consolidata; ma ben pochi cambiamenti sono stati introdotti nel tg da Riotta (salvo la grafica del globo diventato di ghiaccio), e quei pochi non sono stati certo in senso laico. Anzi.
Non si contano più i telegiornali che hanno portato in apertura, prima ancora delle scelte o non scelte del governo o dei più drammatici fatti di cronaca, un servizio dedicato alle prese di posizione della Chiesa sulle cose interne italiane, dai Dico alla legge sull’aborto, fino alle speculazioni sulla mancata visita di papa Benedetto alla Sapienza. E’ ormai convinzione diffusa che dobbiamo rimpiangere “i tempi della Dc”, quando ci pensava il partito di eterna maggioranza a mediare le interferenze più pesanti del Vaticano; mentre un lucido osservatore, certo non un mangiapreti, come Scalfari, dice apertamente che non è più possibile farsi scrivere l’agenda della politica nazionale dalle gerarchie vaticane.
E’ stato a questo punto della polemica che il direttore del tg1 decide di scendere personalmente in campo, invitando al tg delle 20 l’immancabile Camillo Ruini, vicario della diocesi romana, per un’intervista più che condiscendente, senz’ombra di domande scomode, al punto che le telecamere mostrano Riotta accompagnare le parole del vescovo con sorrisi compiaciuti e ammiccamenti espliciti. Con questo intervento diretto il vero o presunto “seminarista” sembra essersi iscritto di diritto alla compagnia dei laici-devoti, sempre più numerosi e tutti lanciatissimi in carriera. Apre la schiera il campione di “coerenza” Giuliano Ferrara, cui va riconosciuta un’intelligenza che non cessa di produrre mostri: ultima la proposta di abbinare alla moratoria per la pena di morte, una sospensiva per l’interruzione di gravidanza, una trovata benedetta da altissimi sogli e non a caso salita puntualmente agli onori del tg1.
(Camillo Arcuri)