Città – Se lo Zenzero apre dialogo e speranze

A Genova le cose possono accadere per caso, ad esempio ad una festa, nella quale il vicesindaco ha ascoltato le voci dei presenti per farsene carico. E’ stata l’occasione amicale da cogliere al volo praticando quel “Yes, we can” – tanto di moda di questi tempi – per guardare le persone negli occhi con la volontà precisa di cancellare la distanza tra politica e i cittadini. Per caso è nata l’idea di potersi incontrare ogni quindici giorni con un’agenda per fare il punto su obbiettivi e percezioni, desideri e praticabilità degli stessi, per parlare di un’idea di città che, volenti o nolenti, passa attraverso giunta, consigli comunali, municipi, riti e processi definiti. E’ “la chiacchierata da trasformare in qualcosa di più sistematico” nella quale al centro è Genova e la sua amministrazione per “creare un rapporto tra chi prende le decisioni e chi le vive”.
Il 6 febbraio al circolo Zenzero il vicesindaco Paolo Pissarello dà il via agli appuntamenti del mercoledì. Alcuni dei presenti lo conoscono. Con loro la scelta di iniziare – anche in pochi e proprio lì – gli incontri; e l’aria che si respira è davvero leggera. Perché si può parlare, criticare, obbiettare, divagare, lamentarsi, ma soprattutto credere che ci sia una strada per partecipare davvero. Si tratta di individuarla.


Comunque è una partenza. E ognuno porta le cose alle quali tiene di più. Allora c’è chi vorrebbe musei e cultura, chi ha a cuore il costo degli immobili, chi ricorda i progetti persi per strada e chi chiede ragione di quelli nuovi, dal cosa sarà di Corso Sardegna in giù. In questa partenza c’è il porto, con i suoi tragici esiti e la gara per le nomine – così lontana dall’umana comprensione – ed ancora il conflitto tra Regione e Comune e le competenze. E ci sono i comitati, piccoli e grandi interlocutori fissi, che si passano il testimone, ma anche gli oneri di urbanizzazione e i parcheggi fatti, unico volano cittadino dell’economia, unica cosa che muove questa città. Poi ci sono le Ferrovie, proprietarie di vaste aree della città a Terralba, Campasso e Sampierdarena. Ma anche Urbanlab e Renzo Piano. E il bilancio, per capire quali saranno le decisioni future.
“Nei documenti di questa amministrazione c’era l’idea di mettere l’unica fabbrica al centro: il porto”, per “puntare sulle proprie risorse e sul proprio potenziale di sviluppo”, perché è anche importante capire “come l’Europa guarda questa città e qual è il ruolo che vogliamo dare al porto”. Pissarello guarda i perplessi e ricorda che “le fabbriche da 15 mila, 20 mila persone non ci saranno più” e che è sui dati che bisogna ragionare. Ma ha parlato anche di gronda, di mobilità privata e urbana, e della necessità di mettere insieme, in un luogo accessibile a tutti, informazione e richiesta.
La buona politica è capace di ascoltare ed è in cerca di modalità.
Non è vero che è sparita.
(Giulia Parodi)