Costumi. Biasotti, Bossi e la gente comune

L’antipolitica, quando scende in campo, usa autoproclamarsi unica rappresentante della “ggente” comune. Lo fa anche Sandro Biasotti che, dopo il lungo tiramolla, decide di rimettersi in corsa per la Regione e si presenta con una lista civica, di “ggente comune” appunto, senza dire una sola parola sul perché abbandona Polo, Casa delle proprietà, Forza Italia. (Forse tace per paura di essere bacchettato da Baget Bozzo, sacro custode dell’ortodossia berlusconiana. Chissà.)


Certo però che poi bisogna vederli da vicino, una volta all’opera, questi alfieri del populismo spaccatutto, a cominciare dalla Lega che ne è il campione. Un saggio a dir poco eloquente in proposito ce lo offre il Corriere della Sera di pochi giorni fa (11 novembre) con un articolo di Gian Luigi Stella, denso di ironia e di dati istruttivi.
“In attesa che Umberto Bossi sia pronto al gran rientro (auguri) –si legge tra l’altro– la Lega Nord guarda al futuro. E ha mandato a prendere confidenza con Bruxelles e le istituzioni comunitarie un paio di appartenenti alla Real Casa Senatùria: Franco Bossi (il fratello) e Riccardo Bossi (il figlio primogenito). Assunti presso il Parlamento europeo con la qualifica di assistenti accreditati. Portaborse, avrebbero detto i padani duri e puri di una volta. Ma pagati sontuosamente. Per l’attaché, ogni deputato riceve infatti 12.750 euro. Pari a 24 milioni e 687 mila vecchie lire. Al mese. La notizia, contenuta nell’elenco ufficiale pubblicato dall’Europarlamento e facile da controllare sul sito internet www2.europarl.eu.int/assistants, non precisa che mestiere facciano i due.”
Circa le competenze specifiche, le conoscenze linguistiche o economico-giuridiche, tipiche del braccio operativo di ogni bravo parlamentare, si sa che “Franco Bossi, una preparazione, ce l’ha. Sa tutto di valvole, canne, pistoni, bronzine, guarnizioni, pompe ad acqua… Dopo aver studiato fino alla terza media inerpicandosi su su fino alle «commerciali», manda avanti infatti un negozio di autoricambi a Fagnano Olona. Esperienze che a Bruxelles gli saranno utilissime. Quanto a Riccardo Bossi, se ne sa ancora meno. Lui è infatti rimasto sempre piuttosto defilato. Si sa che ha 23 anni, che è un ragazzone grande e grosso, che va matto per le auto ed è fuori corso all’università. Fine”.
Ma non era la Padania Libera con le sue radio e i suoi bellicosi giornali a tuonare contro il clientelismo, le assunzioni di amici, cognati, generi e nuore? Intendiamoci: tutto il mondo è paese; e la Regione Liguria, in quanto a vizi privati e pubbliche virtù, non è tanto diversa dalla Padania.