Gelmini – Divisione delle spoglie tra “giovani” e “diversamente giovani”

“Largo ai giovani, ma. Via i prof. settantenni però. Fuori i ricercatori over 65 anni, con una serie di eccezioni. Si valuterà caso per caso”. Così chiosa Laura Montanari sull’edizione di Firenze di Repubblica del 21 novembre ’08 un’ambigua delibera del Senato accademico dell’Università degli Studi che divide ulteriormente l’accademia. La delibera ha recepito una disposizione della legge Gelmini che riforma una legge del 1992 per cui si consentiva ai dipendenti pubblici di rimanere in servizio per due anni oltre i limiti di età per il collocamento a riposo. Ora, tale prolungamento può essere ammesso solo in base alle “esigenze organizzative e funzionali” dell’amministrazione di appartenenza.


Recita la delibera del senato accedemico: “l’Ateneo, di norma, non si avvarrà della facoltà di concedere la permanenza in servizio sia per il personale docente, sia per i ricercatori, sia per il personale tecnico amministrativo”. “Di norma”, i professori se ne dovranno andare a 70 anni, i ricercatori a 65. Ma, “di norma”, significa che “tuttavia, si potrà procedere ad eccezionali deroghe nei seguenti casi: 1) per il personale docente e ricercatore: unico docente inquadrato in settore scientifico disciplinare relativo ad insegnamenti da impartire obbligatoriamente nei corsi di studio, e per cui non vi siano docenti inquadrati in settori affini dell’intero Ateneo; contributo eccezionale e insostituibile al mantenimento del valore degli indicatori di performance della ricerca scientifica; 2) per il personale tecnico-amministrativo: assoluta insostituibilità con riguardo a funzioni essenziali. Così concepita, la delibera lascia ampi margini a qualunque tipo di interpretazione, ragion per cui sono insorti studenti e precari che esigono “più rigore”. Nel caso di un’applicazione generalizzata, si calcola un risparmio per l’ateneo in spese per il personale di 19 milioni di euro in tre anni.
Inevitabili le reazioni del personale colpito dalla delibera. “Mandarci in pensione a 70 anni non apre le porte ai giovani”; come dispone la finanziaria, “per cinque di noi che vanno in pensione, uno solo sarà sostituito”. Il preside di Farmacia rivendica il diritto dei prof settantenni (che definisce ironicamente “diversamente giovani”) di non essere messi fuori dell’università dall’intreccio crisi di bilancio – limite di età.
(Oscar Itzcovich)