Categoria: 205

  • VERSANTE LIGURE



    CASA DOLCE CASA

    Clochard, vecchi, operai

    migranti, rom, felici

    come non furon mai

    uniscono le voci:

    “Sì, abbiamo alcuni guai

    ma non paghiamo l’Ici!”.


    “Era una casa molto carina,
    senza soffitto, senza cucina..”


  • Immigrazione – Il florido mercato della disuguaglianza

    Nel 2006 lo stipendio medio denunciato all’Inps di una persona immigrata, uomo o donna che sia, è stato di 11055 euro (921 euro al mese senza tredicesima), quello di una persona italiana di 17594 euro.
    Quello di un uomo immigrato di 13280 euro, quello di una donna immigrata di 8006.
    La regione che registra i redditi più alti degli immigrati è il Friuli Venezia Giulia (12865 euro l’anno), quella che registra i redditi più bassi è la Campania con 7379.
    La Liguria, con uno stipendio medio annuo degli immigrati di 9696 euro, ha dietro di sé solo Sardegna, Lazio, Sicilia, Calabria, Puglia, Molise.
    La nazionalità che registra il livello più alto è il Senegal con 14337 euro (ma lo stipendio medio di una donna del Senegal è di 7889 euro), e quella col livello più basso è l’Ucraina con 6699 euro (5974 per le donne)
    Questi dati Inps, riportati in un articolo/inchiesta su Metropoli di domenica 23 novembre, disegnano la mappa delle disuguaglianze su cui si regge una parte crescente della nostra economia.

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  • Carcere – Contro l’ergastolo sciopero della fame

    Il “Fine pena: mai” riguarda circa 1300 detenuti rinchiusi nelle carceri italiane condannati all’ergastolo. Quel “mai” che sostituisce la usuale data di scarcerazione assume un tono perentorio, assoluto. Ma in realtà ha comunque un valore incerto, perché il fine pena arriverà certamente, ma non sarà accompagnato dalla scarcerazione: per questo motivo a maggio 2007 un gruppo di detenuti ergastolani scrissero una lettera provocatoria al Presidente della Repubblica per chiedere che la loro pena fosse tramutata in pena di morte, e sostituita con una (amara) certezza. Quel “mai” sta ad indicare anche una rinuncia definitiva e assoluta dello Stato Italiano alla possibilità di rieducazione e reinserimento nella società di un individuo. 800 ergastolani e circa 13.000 persone cominciarono, il primo dicembre 2007, uno sciopero della fame per far crescere l’interesse intorno alla proposta di legge della senatrice Maria Luisa Boccia per l’abolizione dell’ergastolo. Qualche articolo sul giornale, e della proposta non se ne fece nulla.

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  • Radio 3 – La “Città degli uomini” secondo Brunetta

    Democrazia è “trasparenza, assumersi degli impegni, dar conto di quello che si è fatto giorno dopo giorno. E’ gentilezza, e capacità di ascoltare”, Renato Brunetta
    C’è bisogno di Stato, e precisa il Ministro, di un “Buono Stato, di una Buona Giustizia e di una Buona Sanità”. A lui il compito di raggiungere questi obiettivi, coadiuvato dai tre milioni e seicentocinquantamila dipendenti pubblici che devono capire che c’è un padrone. E il padrone sono i cittadini.
    “Città degli uomini”, sabato 22 novembre ore 19.00, Radio 3. Tema: la Democrazia.
    Sergio Valzania asseconda Renato Brunetta. Voce vellutata il primo, sereno e determinato il secondo.

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  • G8 – Dopo le sentenze cosa si deve fare

    La prima cosa da fare, ha scritto su Repubblica (18 novembre ’08) Valerio Onida ex presidente della Corte costituzionale, è riflettere. Rabbia e delusione hanno valide ragioni ma chi si propone di trarne elementi per una battaglia politica dovrebbe prendere atto di alcuni fatti che ad oggi le sentenze sia di Bolzaneto sia della Diaz hanno affermato.
    Scrive Onida: “Sono stati accertati dai giudici numerosi fatti non isolati di uso arbitrario della violenza fisica e morale da parte di esponenti delle forze dell’ordine nei confronti di persone inermi o poste in stato di arresto.” Si tratta di reato gravissimo di cui è prevista la punizione sia dalla Costituzione Italiana sia dalla convenzione europea dei diritti attuativa della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e su cui è competente la Corte dei diritti umani di Strasburgo.

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  • Gelmini – Divisione delle spoglie tra “giovani” e “diversamente giovani”

    “Largo ai giovani, ma. Via i prof. settantenni però. Fuori i ricercatori over 65 anni, con una serie di eccezioni. Si valuterà caso per caso”. Così chiosa Laura Montanari sull’edizione di Firenze di Repubblica del 21 novembre ’08 un’ambigua delibera del Senato accademico dell’Università degli Studi che divide ulteriormente l’accademia. La delibera ha recepito una disposizione della legge Gelmini che riforma una legge del 1992 per cui si consentiva ai dipendenti pubblici di rimanere in servizio per due anni oltre i limiti di età per il collocamento a riposo. Ora, tale prolungamento può essere ammesso solo in base alle “esigenze organizzative e funzionali” dell’amministrazione di appartenenza.

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  • Beni culturali – 159mila candidati per 500 posti

    Una ressa pari all’attesa di adolescenti euforici per la propria pop star, ma i protagonisti non sono inquadrabili in una fascia d’età, hanno 20, 30, 40 ed anche 50 anni, spesso i capelli sono tinti di bianco mentre l’euforia è sostituita da un’angoscia che si percepisce, negli sguardi e nelle parole.
    “Stipati qui, come bestiame, dopo aver appiccicato quelle quattro nozioni inutili funzionali a passare le preselezioni, possibile che oggi il Ministero non abbia trovato un modo migliore per reperire personale? Valutare i titoli? Considerare i meriti?”.
    L’occasione è il tanto sospirato concorsone del Ministero dei Beni Culturali, che giunge dopo otto anni dall’ultimo: per molti un’opportunità di carriera, per molti un’ancora nel mare in tempesta della precarietà, per altri una brezza di speranza nella bonaccia cupa della disoccupazione. La calca, stipata in un piano della facoltà di Economia, viene sfoltita pian piano. Le operazioni vengono svolte con solerte meticolosità, ed in circa tre ore le aule si riempono. Dopo la lunga attesa sulle scale, uno avvisa, comprensibilmente “Scusi, dovrei andare alla toilet”. “Non so se si può”, afferma con draconiano rigore uno dello staff. “Bisogna chiedere al presidente della commissione”.

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