G8 – Dopo le sentenze cosa si deve fare

La prima cosa da fare, ha scritto su Repubblica (18 novembre ’08) Valerio Onida ex presidente della Corte costituzionale, è riflettere. Rabbia e delusione hanno valide ragioni ma chi si propone di trarne elementi per una battaglia politica dovrebbe prendere atto di alcuni fatti che ad oggi le sentenze sia di Bolzaneto sia della Diaz hanno affermato.
Scrive Onida: “Sono stati accertati dai giudici numerosi fatti non isolati di uso arbitrario della violenza fisica e morale da parte di esponenti delle forze dell’ordine nei confronti di persone inermi o poste in stato di arresto.” Si tratta di reato gravissimo di cui è prevista la punizione sia dalla Costituzione Italiana sia dalla convenzione europea dei diritti attuativa della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e su cui è competente la Corte dei diritti umani di Strasburgo.


La Diaz non è stata una rissa da bar, al contrario: “i fatti accertati coinvolgono e gravemente le istituzioni”. Quando rappresentanti delle forze dell’ordine infieriscono su persone inermi e le accusano ingiustamente di fatti di cui le sanno innocenti; quando altri rappresentanti di queste forze hanno consentito alla violenza, hanno umiliato e insultato persone arrestate, in definitiva quando lo Stato fa un uso illegittimo e quindi privato della forza, conclude Onida, il diritto di cui lo stato è espressione diventa arbitrio e il principio di legalità è compromesso.
Come, dopo la Diaz e Bolzaneto, si restaura il principio di legalità? Ad esempio interrogandosi su chi forma e come viene formato il personale di polizia, con quali direttive, codici di condotta, controlli, in definitiva sulla “cultura” dei corpi di polizia.
E il proscioglimento degli alti gradi della polizia? Se ai giudici si chiede di accertare scrupolosamente fatti e responsabilità individuali, ai vertici degli apparati di sicurezza -risponde Onida è giusto chiedere di “dare conto di macchie di questa portata…”.
Onida conclude che i cittadini italiani avrebbero oggi il diritto di attendersi da un governo democratico oltre che le scuse doverose dopo quanto è stato accertato, l’adozione delle misure necessarie – a cominciare da una legge che preveda e punisca il delitto di tortura e a seguire una riconsiderazione della formazione e del controllo del personale preposto – per impedire il ripetersi delle deviazioni accertate.
Le riflessioni dell’ex presidente della Corte Costituzionale sono quelle di chi preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno? A suo favore c’è sicuramente un fatto che non è sfuggito ai politici, sia quelli che si sono dichiarati scandalizzati sia quelli che hanno subito fatto barricate di fronte alla possibilità di una riconsiderazione “politica” (ad esempio nel senso proposto da Onida) della vicenda.
Il fatto è che la stampa quotidiana che conta – Repubblica ma anche Corriere e Stampa – pur con apprezzamenti diversi per la sentenza ha colto la questione posta da Onida: anche un numero relativamente modesto di condanne di operatori (di vario grado) delle forze dell’ordine per reati così infamanti è questione che rinvia dalle aule giudiziarie alla politica.
(Manlio Calegari)