Partecipazione – Gli inutili nomi degli assenti

Ma perché continuano a mettere i loro nomi su brochures, programmi ed inviti? L’aspettativa è che siano un richiamo? Che, vedendoli, venga più gente?
Mi faccio questa domanda alla inaugurazione della mostra “Voci e volti di donne del ponente dal dopoguerra ad oggi” a Sestri Ponente, e mi rispondo che, forse, sarebbe meglio soprassedere: infatti gli assessori previsti, sistematicamente, non si fanno vedere e le persone arrivano, in realtà, grazie alla rete di rapporti, relazioni e interessi che traccia la strada da casa loro al luogo dove si svolge l’evento.
La mostra, inaugurata lo scorso 24 ottobre a Cornigliano, e dal 28 novembre alla Manifattura Tabacchi di Sestri, ha visto molto popolo partecipare ai suoi eventi (dibattiti, proiezioni di video e di film, rappresentazioni teatrali). Nessuna traccia invece della giunta comunale che attraverso Margini, Ranieri, Vincenzi doveva essere presente a vari appuntamenti. Unica presenza istituzionale attenta e costante quella del presidente della Circoscrizione Medio Ponente.


Ognuno, di certo, aveva i suoi motivi, le sue impossibilità, le sue priorità. Ma ciò non attenua affatto la questione dell’insoddisfacente rapporto tra amministratori e città.
Spesso sono proprio loro a lamentarsi dell’isolamento rispetto ai propri amministrati, coi quali il rapporto, dicono, si riduce spesso a defatiganti ed aggressivi confronti con comitati che si coagulano intorno a interessi estremamente parziali e frammentati.
Ma allora perché non percorrere altre strade? Perché non cogliere, con un po’ di inventiva, le occasioni che creano i cittadini?
La mostra di cui parliamo è un caso che presenta particolarità interessanti per questa riflessione. Risultato di un lavoro collettivo durato un anno, ha messo in relazione tra loro moltissime persone di quel territorio e di altrove, diversissime per età, storia, esperienza: operatrici delle biblioteche di Sestri e Cornigliano, decine di donne che si sono fatte intervistare, metalmeccaniche che negli anni ’70 fecero vivere la stagione del femminismo nelle fabbriche, impiegate in cassa integrazione all’Ilva, ragazze precarie, autrici teatrali, giovani laureate che – prime in Italia – hanno tracciato la storia nazionale e locale del “Coordinamento Donne FLM”, operatrici immigrate, insegnanti, studenti.
Agli amministratori vorrei chiedere: perché è irrinunciabile rispondere al comitato per la sosta sul marciapiede, mentre rinunciate così facilmente all’impegno che avete preso con la varia comunità che ha dato vita a questa mostra? Se fossimo stati in periodo elettorale avreste fatto lo stesso?
(Paola Pierantoni)