Informazione/1. Figli senza etichette sono tutti uguali

Era già successo, è nuovamente successo. Prima a Savona con la tragica vicenda del suicidio di una ragazzina, poi a Genova per un paio di casi simili. Torna ad accadere oggi con un “figli adottivi” scritto in un articolo di giornale. Oggi accade con il Secolo XIX, il giornale per il quale lavoro. Era accaduto prima con una cronaca di Repubblica e de Il Corriere Mercantile.


Muore un imprenditore televisivo e nella cronaca si scrive che aveva due figli. Adottati. Perché quella sottolineatura? Un figlio adottato non è diverso da quelli naturali: nella forma (anagrafe, diritti…), nella sostanza (gli affetti, le parentele…) No, invece si continua per “ignoranza” (nel senso dell’ignorare, figlio di una cultura che ha nel suo retroterra questa diversità di concezione tra i figli adottati e quelli naturali).
Scrivo questa lettera aperta sia come segretario dell’Associazione Ligure dei Giornalisti, perché il sindacato tutela non solo i diritti e costruisce la formazione dei propri iscritti ma è anche attento ai diritti di chi è oggetto del nostro lavoro.
Scrivo già sapendo che ci sarà chi non è d’accordo.
E scrivo anche e soprattutto come padre adottivo, ferito per l’ennesima volta da questa superficialità.
Cosa aggiunge e cosa toglie il particolare “adottivo” a un articolo? Non è autocensura, né censura, né pietismo solidale figlio della cultura del “poverino”. Ci può essere un caso in cui il “particolare” dell’adozione è un elemento indiscutibile della notizia, ma sono fortunatamente rari. E sempre da trattare con l’attenzione dovuta.
Un bimbo adottato non da neonato ha coscienza della propria storia perché la costruisce con i genitori, con la mamma del cuore che ha sostituito quella che lo ha portato nel pancione e che lo ha “perso” per motivi diversi. Un bimbo adottato da neonato o molto piccolo, diventato adulto scopre la sua storia solo per l’eventuale scelta dei propri genitori: nessun altro ha il diritto di farlo.
I figli non hanno etichette, colore, timbro di provenienza. Sono figli e basta. Ricordiamocelo tutti, colleghi e colleghe, con figli o senza. Adozione vuol dire accoglienza, una famiglia per un bambino. Un figlio, una figlia, “figli” sempre di una scelta di amore. Ricordiamocelo. Sempre.
(Marcello Zinola
Segretario Associazione Ligure dei Giornalisti e padre adottivo)