Immigrati/1 – Dove è finita la “questione della sicurezza”?

E’ finita là dove era cominciata: la televisione non ne parla, i proclami dei sindaci sceriffo hanno perso la prima pagina dei giornali e, dopo la rumenta, l’esercito sembra si occupi di mafia. E’ finita o quasi il giorno che non serviva più per fare cassa: le elezioni erano vinte; era venuto il momento di passare all’azione. E dell’azione, le leggi – complice una maggioranza bulgara – è meglio parlare poco, cucinarle con discrezione e servirle a tavola senza troppo frastuono. Come sta succedendo per il disegno di legge 733 in discussione al Senato con cui il governo Berlusconi intende regolare la politica italiana sull’immigrazione dei prossimi anni.


Politica ma non solo perché le nuove norme e coloro che saranno chiamati a farsene carico disegnano una cultura, un modo di fare e di pensare che toccherà tribunali, scuole, ospedali, uffici pubblici, servizi, in breve tutta la nostra vita di ogni giorno. Si capisce che questa cosa non è detta chiarament e in testa alla legge ma chi si prenda la briga di leggerne il testo, scoprirà facilmente come, da un articolo dopo l’altro – a volte con parole blande e con ragionamenti che hanno l’apparenza dell’ovvio – esca delineato un sistema abietto e pericoloso. Abbietto perché con il pretesto di frenare l’irregolarità, passa invece una sola logica: “rendere difficile la vita agli immigrati, Europei e non Europei, regolari e irregolari e in qualche caso anche agli italiani”. Lo scrive M. Livi Bacci su Repubblica del 12 novembre scorso ((“La vita agra degli immigrati”)) in un articolo dove puntualmente sono richiamati gli aspetti più osceni, forcaioli e punitivi della 733 su alcuni dei quali incombe il dubbio di incostituzionalità (la creazione di “ronde di cittadini… per cooperare nell’attività di presidio del territorio”, la creazione presso il ministero dell’interno di un registro dei senza fissa dimora italiani e stranieri, la subordinazione dell’iscrizione anagrafica (di italiani e stranieri!) alla verifica dell’idoneità sanitaria dell’abitazione, il divieto di matrimonio per gli irregolari (così solo i padroni di schiavi nelle piantagioni), la preclusione (al regolare) della carta di “lungo soggiornante” se non ha superato un esame di italiano… E così via in un crescendo di violenza e di irrisione che culmina nell’imposizione di una tassa di 200 euro “per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno” finalizzata “a responsabilizzare gli stranieri richiedenti, a finanziare l’azione di contrasto alla clandestinità e a promuovere lo sviluppo economico nei Paesi di provenienza dell’immigrazione”.
Il disegno di legge 733 in discussione non solo è abbietto ma anche pericoloso. Nella sua ferma intenzione di rendere difficile la vita degli immigrati, scegliendo di farne – nella migliore delle ipotesi – dei cittadini a metà, nel sottomettere la loro vita alla più pervasiva discrezionalità e al ricatto, crea le condizioni per la nascita di conflitti gravissimi. Sindaci e amministratori locali fino a pochi mesi fa così sensibili ai problemi della sicurezza torneranno in prima linea? E da che parte?
(Manlio Calegari)