“Semplificazioni” – Il ricordo del G8 di Genova è ancora vivo

Con il decreto legge 22 dicembre 2008, n. 200 viene abrogata la legge “Sul miglioramento delle condizioni dei maestri elementari”. Non è un altro atto iniquo del governo Berlusconi. La legge è la n. 3250 del 9 luglio 1876, non ha più alcuna efficacia, come non ne dovrebbero avere le altre 29 mila leggi del periodo 1861-1947 abrogate dal dl Calderoli recante “misure urgenti in materia di semplificazione normativa”. Stratificatesi per decenni secondo disegni mutevoli, se non capricciosi, hanno contribuito non poco alla ben nota indecifrabilità della legislazione vigente.
Sembrerebbe una buona notizia, e perciò forse è passata nel silenzio quasi generale, se non fosse che nel mucchio da abrogare ci sono norme di ben altra consistenza e attualità. Abrogando il decreto legislativo luogotenenziale 14 settembre 1944 n. 288 – osserva il Corriere della Sera del 13 gennaio – Calderoli ha semplificato troppo.


Salvo modifiche entro il 20 febbraio nella conversione di questo decreto legge – prosegue il Corriere – “ciascun cittadino — quello che subisca un fermo per motivi infondati, quello che allo stadio si ritrovi vittima di azioni immotivate delle forze dell’ordine, quello che in piazza veda equivocato il proprio ruolo nel parapiglia di una manifestazione politica, quello che in udienza abbia un acceso confronto con un giudice prepotente — si ritrova più indifeso rispetto a potenziali soprusi di Stato. Nel codice penale, infatti, alcuni articoli puniscono la resistenza o minaccia a pubblico ufficiale (fino a 5 anni); la violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario (fino a 7 anni); l’oltraggio a pubblico ufficiale (fino a 2 anni), a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario (fino a 3 anni), a un magistrato in udienza (fino a 4 anni). Però, grazie all’articolo 4 del decreto legislativo luogotenenziale n. 288 del 14 settembre 1944, i cittad ini sono esenti da sanzioni «quando il pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio o pubblico impiegato» abbia causato la reazione dei cittadini «eccedendo con atti arbitrari i limiti delle sue attribuzioni».
Una questione di tale rilevanza ha fatto insorgere le Camere penali italiane (CPI) che denunciano “l’inaccettabile abbassamento del livello di civiltà del sistema penale e, più in generale, dell’ordinamento giuridico italiano che discenderebbe [dalla sua] abrogazione”, perché si tratta “di una norma che riveste una evidente funzione sociale: l’irrilevanza penale della reazione del cittadino agli arbitri della pubblica autorità concorre a limitare gli eccessi dei singoli pubblici ufficiali indirizzando verso canoni di civiltà ed urbanità i rapporti fra la pubblica amministrazione e la collettività” e, in tale prospettiva, l’abrogazione del dl luogotenenziale, proseguono le CPI, “rappresenta un grave e pericoloso affievolimento delle garanzie della libertà individuali e si traduce in un arretramento del livello di civiltà dell’ordinamento giuridico, intollerabile in un Paese che, come il nostro, si fonda sui principi dello Stato di diritto”.
Un paese che non vuole dimenticare il G8 del 2001 a Genova.
(Oscar Itzcovich)