Italia – Un Paese scollegato

E due! Di solito si conta all’avanti, ad indicare il raggiungimento di un obiettivo. Il governo attuale sembra invece aver inaugurato una nuova tendenza all’indietro, un “e due!” a significare la sparizione di un numero tre che interessa milioni di italiani, la loro cultura, la crescita delle nuove generazioni: manca la “I” dell’informatica nella nuova Gelmini. Fondi tagliati per l’innovazione tecnologica delle aule, per i corsi, per gli insegnanti. L’interesse del Ministero per l’istruzione su questo argomento sembra essere stato facilmente sacrificato alle voci di bilancio, proprio in una delle tre colonne portanti del programma elettorale del PDL.


Il bello è che il fatto avviene in concomitanza della uscita del rapporto transeuropeo “Comparing children’s online opportunities and risks across Europe: Cross-national comparisons for EU Kids”. In sostanza in questo rapporto trapela la noncuranza generale che lo stato e le stesse famiglie italiane pongono nella educazione all’uso di internet nei confronti delle giovani generazioni. Il computer, come la televisione, diviene un luogo di posteggio della attenzione dei ragazzi, che invece che essere guidati spalla a spalla alla scoperta del mezzo, sono abbandonati di fronte ad esso con tutti i pericoli che questo può comportare, fino al rischio mica tanto remoto di essere sessualmente adescati.
L’altro elemento terrificante è sulle pari opportunità: sembra che l’accesso alla rete possa in qualche modo riequilibrare il differente background culturale dei genitori. Infatti non è certo un segreto il fatto che i figli di genitori con interessi culturali elevati e che abbiamo potuto fruire di una buona scolarizzazione riescono di solito ad ottenere risultati migliori a scuola. La democraticità del mezzo internet sembra ripianare almeno in parte questa differenza di opportunità tra gli studenti, ossia l’accesso alle informazioni non più discriminato dalla presenza di qualcuno in grado di dargliele. Questo decreto sembra lavorare proprio in direzione opposta.
Un ulteriore fattore discriminante per l’accesso alla rete è sicuramente il costo del collegamento. Anni fa avevo proposto al vicepresidente nazionale (nonché responsabile dell’informatica) di una primaria associazione di amministratori di condominio l’idea della Adsl condominiale. Oggi il condominio è soggetto fiscale, può rivendere servizi ai propri inquilini (vedi ad esempio l’acqua o la televisione). Una fibra ottica suddivisa tra 20 appartamenti porterebbe i costi di internet ad essere paragonabili a quelli per l’accendino, però la legge impedisce in Italia la diffusione di questa modalità per i ben noti problemi di identificazione del navigante, come anche per Wi-Fi e Wi-Max libere, come se il terrorista di turno o il pedofilo del piano di sopra non sapessero aggirare questi problemi (vedi blog di David Orban – www.davidorban.com/it). Dallo stesso blog risulta che la diffusione di internet in Italia, unico caso in Europa, è scesa di parecchi punti percentuali nell’ ultimo anno. D’altronde, in un paese dove l’abbonamento alla TV di stato è obbligatorio anche solo possedendo una linea Adsl, che altro ci potevamo aspettare? Chi ha un ufficio è avvisato!
(Stefano De Pietro)