Ilva – La crociata di una giovane avvocato

Taranto – Perde suo padre a 19 anni, ma non si arrende: consegue una laurea in Giurisprudenza, diventa avvocato penalista e difende i diritti negati di tutte quelle famiglie per le quali al dolore della morte sul lavoro di un proprio caro si unisce la disperazione di non trovare giustizia.
E’ la storia di Mariangela Stasi, una bella ragazza tipicamente mediterranea, professionista affermata e legale dell’associazione 12 Giugno-Morti sul lavoro. Undici anni fa, l’avvocato Stasi era una ragazzina come tante altre. Poco più che maggiorenne, aveva tanti sogni nel cassetto, tante aspirazioni da inseguire, alcune oggi in parte raggiunte. Ogni giorno avrebbe voluto condividerle con suo padre Salvatore, operaio dell’Ilva di Taranto, se questi non fosse precipitato da un’altezza di 19 piani.


”Non è stato facile andare avanti – dichiara Mariangela Stasi – e so bene che non lo è per tutte le famiglie che d’un tratto si ritrovano sole. Ho lavorato per mantenermi all’Università e non ho potuto frequentare le lezioni. Ma non voglio compassione per questo. La mia esperienza è comune a tanti altri ragazzi. Chiedo solo giustizia per le vittime del lavoro e rispetto per i loro familiari. Attualmente infatti non esiste in Italia una legge che permette il risarcimento dei danni provocati sulla salute di quei cittadini particolarmente esposti all’inquinamento. Per questo, l’associazione 12 Giugno ha avviato insieme ad altre sigle a favore dei diritti e della difesa dei cittadini, un’iniziativa per lanciare una proposta del genere. Il risarcimento non sarebbe soltanto un aiuto di carattere economico a tanti nuclei rimasti soli dopo la morte del capofamiglia, ma costituirebbe anche un congruo ed adeguato riconoscimento di tipo morale, pur non potendo mai ripagare delle sof ferenze subite”.
La Stasi è riuscita ad ottenere giustizia per suo padre: “Il processo si è concluso dopo 8 lunghi anni con una sentenza di condanna a carico dell’Ilva in I e II grado. Ed io posso dirmi soddisfatta, per quel che conta. Purtroppo infatti mio padre non c’è più”.
(Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno, 12 marzo 2009)