Migranti – Il sottosuolo brulica tra inutili stupori

Cos’hanno in comune un quartiere residenziale, un tombino ed una botola? Non l’appartenenza al tessuto urbano, neppure la condivisione dello stesso marciapiede. Qualcosa di rilevante a livello simbolico: possono corrispondere alla definizione di “casa”.
La cronaca recente. Più delle colonne sui giornali rimane il ricordo delle fotografie: una botola aperta da cui si intravedono letti a castello e giochi di bambini, un tombino dall’aspetto pesante sollevato a mostrare un paio di sacchi a pelo.
Questi i fatti. A Milano un magazzino sotterraneo, senza finestre e raggiungibile soltanto attraverso una botola, ospitava 28 cinesi, clandestini e regolari, con bambini a seguito, in stanze ricavate da tavole di compensato (Repubblica 25 marzo 2009)


A Roma, tombini, usati come ripostigli per i propri oggetti, se non come dormitori, da ragazzini afgani, di 15-16 anni che riparavano in stazione, in transito in Italia per un viaggio costato diecimila euro. Disputa sofista sorta intorno al caso: ma i ragazzini ci dormivano o no, nei tombini? Alcuni giornali titolano “Tombini bufala” (http://www.ilgiornale.it/), come se dormire su una panchina alla stazione e avere come unico punto di riferimento un tombino per un ragazzino di quindici anni fosse un’idea più digeribile, meno perturbante per la coscienza che pensarlo accovacciato sottoterra.
Il clamore suscitato dalle notizie (che si è spento rapidamente) suonava più o meno uniformemente scandalizzato. “Grave ed impressionante”, il commento del sindaco Alemanno alla questione dei minori afgani.
Ci si domanda quale indignazione sia plausibile, nel constatare le conseguenze di certe scelte normative. I due casi balzati alla cronaca sono punti su una retta che definisce una direzione, e se si vuole procedere all’indietro, cercando in pagine dell’informazione che non siano quelle di cronaca, si deve tornare alle norme del ddl Maroni, ad esempio, a quella che introduce la confisca degli immobili a chi affitta casa ad irregolari ed alle altre norme contro i clandestini contenute nel pacchetto sicurezza. Se si appoggia una biglia su un piano inclinato, rotolerà, fedele alle leggi della fisica, e sarebbe ridicolo stupirsene. Se si impedisce ad una fetta di popolazione l’accesso ad un bene primario come la casa sul suolo italiano, sarà inevitabile la discesa nel sottosuolo, alla ricerca di soluzioni che appaiono estreme solo a chi vive ignorando la portata delle scelte politiche e normative compiute ultimamente nella gestione dell’immigrazione: non sono necessarie qualit à immaginifiche da veggente per riuscire a figurarsi le conseguenze.
Michele Serra su Repubblica (25 marzo) riconosce l’Hotel Botola dei cinesi non come fatto di cronaca ma come traccia di “un’umanità progettuale… che scava febbrile e inarrestabile”, e rende ad esso il merito di aver allargato l’inquadratura al suolo – e sottosuolo.
(Eleana Marullo)