Comitati – News da piazza Marsala

E’ sufficiente che l’ugandese Idriss sia presidente – lui corregge: “non presidente, solo coordinatore” – per considerarlo integrato nella democrazia occidentale? Il dubbio malizioso è stato fatto circolare dall’ex edicolante venuto a curiosare – lo fa settimanalmente – in zona. Le solite anime pie hanno subito recapitato il messaggio a Idriss che, da vero politico smaltato, ha detto: “Giusto, giustissimo. Io sono solo all’inizio”. Siccome lui dice le cose accompagnandole con sorrisi luminosi e segni di assenso nessuno è stato sfiorato dal dubbio che ci prenda per il culo. Meglio così. Poi. all’una, mentre insieme mangiavamo la solita papera con farinata nella bottega del farinotto – segretario del comitato – ha spiegato cosa intendeva per “essere all’inizio”. Questo il ragionamento: il comitato è un comitato se discute e fa discutere e poi chiede, ma sempre con l’idea che la cosa che chiede sia importante per tutti e non solo per il comitato. Se no, ha precisato serio, “non è un comitato ma una lobby”.


Così ci ha stupito due volte: perché ha usato il termine lobby pronunciando la “o” nel modo inglese e perché noi a certe distinzioni non facciamo caso. Semplicemente ci aveva irritato quel cavolo di orologio sempre indietro da mesi: ci sembrava un segno (magari modesto) di abbandono e zac c’era venuta l’idea, un po’ sul serio un po’ per scherzo, del comitato. Per dire che non eravamo stati lì a pensare se era una cosa pubblica o solo nostra. Eravamo stati fortunati perché era una cosa privata e pubblica nello stesso tempo.
“E siccome non siamo una lobby – ha proseguito Idriss – è giusto che noi, il comitato, ci facciamo una domanda. Se la cosa che abbiamo chiesto non succede, può essere che è sbagliata?”. Qui – lo dico francamente – ci ha proprio spiazzato. Perché mentre noi tutti, offesi della scarsa attenzione dei funzionari pubblici per le nostre rimostranze, stavamo ragionando su come caricare il pezzo, cioè allungare l’elenco delle inerzie amministrative che interessano la nostra amata piazza, lui se n’è venuto fuori con quella domanda che all’inizio ci è puzzata di defezione. Lui allora ha precisato “forse abbiamo chiesto una cosa giusta nel modo sbagliato o forse l’abbiamo chiesta alle persone sbagliate”.
E’ scoppiato un gran casino bipartisan ma la domanda di Idriss è rimasta al centro: Vigili, Amiu, Aster, municipio o chi altro? Nessuno aveva una risposta sicura. Ad esempio, se denuncio una certa situazione a un vigile lui deve verbalizzare o riferire o ha facoltà di fregarsene? Tutti concordi solo nell’escludere il “municipio”. “Gente che pensa solo a far carriera politica” o “che gli dici le cose e non sanno neppure a chi andarle a dire” sono stati i commenti più gentili. Sulle altre sigle e relative competenze dovremo informarci. “Questioni difficili” ha osservato Idriss, compunto, alla fine.
Così alla vigilia della domenica delle palme è cominciato il viaggio di Idriss – e il nostro! –dentro la democrazia occidentale.
(Manlio Calegari)