Categoria: 222

  • Versante Ligure



    SILVIOKID

    “Quei Supereroi
    ci salvan dai guai!”
    così Silvio e i suoi
    su MediasetRai
    (surclassa, per noi,
    “Cartoons on the bay”).



  • Circo Massimo – Il tempo sprecato della politica

    Roma, quattro aprile, Circo Massimo: “Futuro sì, indietro no” recita lo slogan posto a caratteri cubitali a sfondo del palco. Palloncini, pettorine, e banchetti. Chi vende magliette, chi panini e poi file di gabinetti sebach dove la gente fa la coda, esattamente come nel 2002. Lo slogan di allora “Io si, tu no” chiamava a raccolta chi si opponeva contro la libertà di licenziare. Adesso – che è il lavoro stesso a mancare – al Circo Massimo si chiedono ammortizzatori sociali, tavoli contro la crisi, tutela per i precari.

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  • Linguaggio – Una definizione dalla rete

    “Casa”, da Wikipedia: “Per casa si intende una qualsiasi struttura utilizzata dall’uomo per ripararsi dagli agenti atmosferici (…) La casa non è solo il luogo fisico costruito e abitato dagli uomini. Essa è anche una rappresentazione simbolica spesso utilizzata in psicologia. Infatti, ad un livello psicologico profondo, la casa va a costituirsi come le fondamenta stesse della vita psichica di un individuo, per cui “essere a casa” equivale a “essere integri a livello psicologico”. Questo utilizzo metaforico della “casa” è stato impiegato da Renos K. Papadopoulos per l’analisi e il trattamento dei rifugiati, i quali si trovano a essere tutti indistintamente accomunati, più che da un trauma, dall’abbandono doloroso della propria casa e dal tentativo di recuperarla. Secondo le parole di Papadopoulos, «la casa non è soltanto un luogo, ma anche il fascio di sentimenti associato a esso.» Ed essendo, inoltre, il posto dove gli opposti vengono fatti coesistere e dove sono mantenuti in equilibrio, ovvero contenuti, la “casa” va a definirsi come la matrice stessa della soggettività. L’azione simbolica realizzata dalla “casa” sulla vita psichica degli individui si riflette anche su quella sociale, andando a rappresentare un costrutto chiave che riunisce, e in parte sovrappone, tre campi: oltre che quello intrapsichico, anche quello interpersonale e quello sociopolitico. Di conseguenza, quando si perde la “casa” si perdono o si frammentano anche le sue funzioni organizzatrici e contenitrici e ciò può portare alla frantumazione dei tre livelli: individuale-personale, familiare-coniugale e socio-economico/culturale-politico. È questa destrutturazione che nei rifugiati porta, secondo l’analisi di Papadopoulos, al disorientamento nostalgico.”
    (da Wikipedia)

  • Migranti – Il sottosuolo brulica tra inutili stupori

    Cos’hanno in comune un quartiere residenziale, un tombino ed una botola? Non l’appartenenza al tessuto urbano, neppure la condivisione dello stesso marciapiede. Qualcosa di rilevante a livello simbolico: possono corrispondere alla definizione di “casa”.
    La cronaca recente. Più delle colonne sui giornali rimane il ricordo delle fotografie: una botola aperta da cui si intravedono letti a castello e giochi di bambini, un tombino dall’aspetto pesante sollevato a mostrare un paio di sacchi a pelo.
    Questi i fatti. A Milano un magazzino sotterraneo, senza finestre e raggiungibile soltanto attraverso una botola, ospitava 28 cinesi, clandestini e regolari, con bambini a seguito, in stanze ricavate da tavole di compensato (Repubblica 25 marzo 2009)

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  • Comitati – News da piazza Marsala

    E’ sufficiente che l’ugandese Idriss sia presidente – lui corregge: “non presidente, solo coordinatore” – per considerarlo integrato nella democrazia occidentale? Il dubbio malizioso è stato fatto circolare dall’ex edicolante venuto a curiosare – lo fa settimanalmente – in zona. Le solite anime pie hanno subito recapitato il messaggio a Idriss che, da vero politico smaltato, ha detto: “Giusto, giustissimo. Io sono solo all’inizio”. Siccome lui dice le cose accompagnandole con sorrisi luminosi e segni di assenso nessuno è stato sfiorato dal dubbio che ci prenda per il culo. Meglio così. Poi. all’una, mentre insieme mangiavamo la solita papera con farinata nella bottega del farinotto – segretario del comitato – ha spiegato cosa intendeva per “essere all’inizio”. Questo il ragionamento: il comitato è un comitato se discute e fa discutere e poi chiede, ma sempre con l’idea che la cosa che chiede sia importante per tutti e non solo per il comitato. Se no, ha precisato serio, “non è un comitato ma una lobby”.

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  • Boccadasse – Ma perché non pensarci prima?

    Una piazza verde al posto delle torri dell’architetto Botta e un edificio ad “U” e gradoni. Queste le proposte del Comune nell’Assemblea conclusiva del percorso di Città Partecipata per la riqualificazione dell’autorimessa di Boccadasse, tenutasi lunedì 6 aprile presso la sala parrocchiale: via, con i porticati, i centri commerciali, la palestra e le ipotesi di trasferimento della Polizia Municipale e della scuola elementare Don Milani: 3500 metri quadrati di verde e le torri sparite come a scacco matto. Dopo l’esposizione degli Uffici Tecnici del Comune e del Direttore di Urban Lab è scoppiato un grande applauso: soddisfatti residenti, tecnici, assessore, municipio. Breve dibattito, in sostanza un generale consenso, pare. Anche Legambiente non ha avuto nulla da ridire ed ha apprezzato.

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  • Sicurezza – Togliere dalla vista per togliere dal pensiero

    Giovedì 2 aprile nella sala di rappresentanza di Tursi il dibattito “Quale sicurezza” organizzato dalla Associazione “L’Europa che vogliamo” passa al setaccio il “pacchetto sicurezza” approvato al Senato di fronte ad un pubblico abbastanza numeroso e molto attento.
    Waldemaro Flick traccia un quadro storico e comparativo dei fenomeni migratori in Italia e altrove, definisce “inadeguate, incivili, non costituzionali” le misure di un decreto che considera la clandestinità una aggravante nei reati. Avverte che la gravità delle ronde verrà fuori al primo grave incidente. Ricorda soprattutto che quando un governo mette in atto politiche “di barriera”, che impediscono la “circolarità del fenomeno migratorio”, allora cresce l’illegalità.
    Il magistrato Pinto dice che c’è da preoccuparsi, e seriamente, perché le forze di governo non considerano la Costituzione come una linea guida per la attività legislativa, ma un “cavillo”, un impaccio di cui liberarsi. Ed ecco che in Italia “siamo di fronte ad una legislazione per spot, che soddisfi delle esigenze immediate, senza prendersi carico della complessità e dell’aspetto costituzionale”.

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  • Prima pagina – Stampa internazionale

    Lunedì mattina un ascoltatore di “Prima Pagina” (quotidiana rassegna stampa e dialogo con gli ascoltatori di Radio3) telefona al conduttore della settimana (Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano), e gli chiede: “ma come è che a condurre la nostra amata rassegna stampa questa settimana c’è il direttore del giornale di uno Stato estero? Allo stesso modo dovrebbero ruotare nel ruolo giornalisti del Times, o di Le Monde…”
    La risposta del conduttore è imbarazzata, non sa trovare di meglio che dire che il Vaticano è molto più a portata di mano…
    Nel caso “Prima Pagina” voglia aprirsi di più al mondo avanziamo il suggerimento di inserire nella rosa dei conduttori qualche redattore di Internazionale.
    (Paola Pierantoni)

  • Corrispondenze in rete: il dibattito primavera prosegue

    AIUTO! Sto imparando qualcosa sulle tossicodipendenze e mi rendo conto d’esserne un rappresentante tipico… Non solo per Bacco, tabacco e Venere (nei limiti), ma anche per altre cose.
    Mi spiego: uno dei sintomi chiave della dipendenza e’ la perseveranza del comportamento, anche se il soggetto sa benissimo che ciò gli farà del male. L’eroinomane continua a farsi anche se sa che gli rovinerà la vita, il tabagista continua a fumare anche se sa che gli causerà delle malattie. Così io so benissimo che se accendo il TG2, poi sarò di cattivo umore per giorni. Eppure, quando la sera i bimbi sono a dormire e la ragazza impara il cinese, spesso non so resistere e dico: “guardiamoci il telegiornale…” (ogni volta spero di rivedere Mario Pastore e il suo segno di forcipe sulla fronte, ma vengo sempre deluso).
    Succede raramente ma ultimamente mi è successo due volte. La prima, qualche giorno fa, c’era il presidente del Senato Schifani a El Alamein che ricordava i caduti per “difendere l’onore della patria” (testuale). Io non so dove sia esattamente El Alamein, ma non credo sia in provincia di Frosinone, e non credo proprio che i morti italiani fossero là per “difendere la patria”.

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