Ricordo – Carlo Mereta professore

A Pasqua è morto e mio figlio sembra essersene fatto una ragione. E’ strano come i ragazzi reagiscono agli eventi della vita. E non tutti in maniera uguale. Ma, sia come sia, lui è stato sollevato da questa notizia come da un’onda. C’è stato sopra senza farsi affondare. Mi sono chiesta se fingesse e se il suo dolore fosse, in una qualche maniera, schermato o nascosto dall’incapacità di “gestirlo”. Poi ho capito che lui, ed i suoi compagni erano in grado, molto più di noi adulti, di trovare un luogo preciso per la loro perdita.


Parlare di Carlo Mereta insegnante di lettere alla Scuola Media Don Milani è un atto dovuto. Che la sua scuola abbia perso “qualcuno” lo hanno scritto le cronache dei giornali e i blog che in occasione della sua morte hanno rilanciato i post di genitori e alunni. Trattenere qualcosa del legame che Mereta aveva con i ragazzi potrebbe essere uno spunto per chi resta. Primo fra tutti il livello al quale lui era in grado di allinearsi per avvicinare gli alunni. La percezione nitida la si poteva avere dal racconto dei ragazzi. “Lui pensava che non bisogna minacciare i bambini. Quando c’era qualcuno che non andava bene, non gli metteva una crocetta o lo portava dal preside, lo invitava a fermarsi a parlare: succede qualcosa? perché fai così? Hai dei problemi in famiglia?”.
L’entusiasmo viveva nelle sue lezioni, si studiassero i classici, o la grammatica, o si vedessero film. Le materie scolastiche e umane si potevano incontrare. Non era necessario esserci. Bastava guardare le facce dei propri figli per accorgersene. Mereta pareva poter riempire i vuoti anche di noi genitori. Mio figlio con lui ha visto “I quattrocento colpi” di Truffaut. Gli è piaciuto tantissimo. Lo abbiamo rivisto insieme, e inseguito il significato della traduzione del titolo dall’italiano al francese e ne siamo venuti a capo troppo tardi. Mio figlio non ha avuto modo di dirglielo perché il Prof era assente per malattia già da un mese. Comunque Faire les quatre cents coups vuol dire fare il diavolo a quattro. Scriverlo fissa la scoperta nell’istante in cui l’ho detto a mio figlio. Ricordarlo serve per trattenere lo stupore che ho provato quando mio figlio mi ha detto che Truffaut è un genio.
Ecco che cosa ci ha lasciato Mereta. Di questi tempi, un capitale.
(Giovanna Profumo)