Cemento – Il mare si allontana

Con l’approvazione della Variante in Giunta comunale, il progetto del Lido avanza spedito. Nessun ripensamento, neanche un pochino. Non si capisce come sia possibile che un atto amministrativo del Comune deroghi alla Legge Galasso e alla disposizione degli articoli 822/823 sul demanio indisponibile del Codice Civile, visto che lo stabilimento occupa 12.000 mq e il progetto è esteso su 40.000 mq. di pubblico.


Neppure si capisce quanto del capitale necessario all’opera, circa 90 milioni, sia davvero cash, visto che le case sul mare per dichiarazione dei proponenti servono a finanziare il Centro Velico e che poi “si rientrerà nel giro di tre anni”. E non si capisce quali oneri di urbanizzazione vadano a vantaggio del quartiere e della città. E ancora come si possa perdere la visione anche di servizio sociale che il più grande stabilimento balneare della città ha, in un momento di crisi. Niente più mare in città per anziani e famiglie con bambini della borghesia – il Lido non è più da tempo solo il mare dei ricchi. Eppure gli art. 822\823 Codice Civile nel definire il “patrimonio inalienabile dello Stato”, indicano alle prime due voci – il lido del mare – le spiagge, e per l’attività amministrativa connessa prevedono strumenti solo per atti di difesa e tutela di tale proprietà. Sarà bene ricordare come il particolarissimo status concesso durante il fascismo al Lido di Albaro – demanio donato in proprietà – era esplicitamente spiegato col valore “sociale” dell’opera. E cosa dire dei ben noti vincoli della Legge Galasso sui 300 metri dal litorale, legge generale dello Stato, che una delibera comunale, come atto amministrativo derivato, non potrebbe prevaricare? Senza incrociare il Tar, si capisce. Ecco, tutto questo per riqualificare una porzione di corso Italia, senza presentare un’ipotesi di visione complessiva del litorale, di accessi e spiagge libere da attrezzare: 3 accessi liberi in tutto, contando anche gli scogli, dice l’assessore.
(Bianca Vergati)