Città – Shangai addio

C’era una volta Shangai.
Non la popolosissima Shanghai (con l’h) affacciata sul Mar Cinese Orientale. “Perla, regina, Parigi d’oriente” che gode d’ottima salute.
Stiamo parlando dell’affollata Shangai (senz’h) che un tempo s’affacciava sul Mediterraneo tra via Gramsci e via Prè, morta dopo lunga agonia.
Era nata nel secondo dopoguerra, spontaneo mercatino in piazza Sant’Elena dove si poteva trovar di tutto, nuovo e usato, dall’America e dal resto del globo, tra il lecito e l’illecito.


Caotico labirinto di bancarelle e tendoni. Ci si muoveva sgomitando negli angusti passaggi ombrosi, facendosi strada tra giacche militari, jeans e borsoni appesi che ti sbattevano in faccia a far da quinte di un teatro dove tutti s’era protagonisti. Paccottiglia e souvenirs, occhiali da sole, binocoli e macchine fotografiche, cose utili e stranezze. Odori forti. Si incontravan pure riviste e filmini porno per tutti i gusti, scatole di gondoni, bambole gonfiabili e altro per soddisfar proibite voglie. Truffatori erano in agguato e di tanto in tanto qualche individuo si accostava losco a proporre donne, o stecche di sigarette, o pistole, o bombe a mano…
Ora tutto è cambiato. Nessuno rimpiange gli imbrogli e gli eccessi, ma sono in molti ad esprimere forte disappunto per come è stato ridotto il mercatino.
Anni fa, per impiantare uno dei cantieri di recupero della zona, le bancarelle erano state rimosse e trasferite poco lontano in piazza dello Scalo, collocate alla bell’e meglio in provvisori containers. Un insieme squallido, ma sopportabile nel suo essere temporaneo.
Lo scorso 16 maggio la sindaco Vincenzi ha inaugurato la sistemazione definitiva nella stessa piazza. “Un altro pezzo di Genova torna a vivere”, disse compiaciuta. In realtà non è tornato a vivere un bel niente, ma è nato qualcosa di affatto diverso rispetto al passato: un piccolo centro commerciale, costituito da decorosi chioschi analoghi a tanti altri sorti ultimamente in città, ordinatamente distribuiti in quello che più che una piazza è uno slargo di via Gramsci, ripavimentato e dotato per fortuna di un servizio igienico pubblico.
Un complesso più razionale e maggiormente confortevole per gli esercenti, ma nella sua omologazione ha perso gran parte della sua capacità di attrazione e tutta la magia.
Ora ci si passa come alla Fiumara o all’Outlet di Serravalle, belli senz’anima (e forse neppur tanto belli).
Il vecchio Shangai era affascinante anche nel disordine del suo essere baraccato, che in questo caso non era aspetto negativo, ma componente fondamentale della sua identità ormai testimoniata solo da fotografie esposte in una vetrina, un po’ come le immagini dei defunti che si mettono sulle tombe.
Incastonato in quella piazzetta c’era il mondo, ci si andava apposta con un senso di rassicurante trasgressione. L’intitolazione alla “puttana d’oriente” (altro appellativo della metropoli cinese) trasportava con qualche brivido verso altri orizzonti senza muoversi da casa; fors’anche ci si sentiva inconsciamente con Marlene Dietrich sullo Shanghai Express, o con La signora di Shanghai insieme a Rita Hayworth e a Orson Welles…
Un altro pezzo di Genova, con le sue atmosfere impalpabili e delicatissimi equilibri (di cui sarebbe indispensabile tener conto in ogni recupero), se n’è andato per sempre.


Per saperne di più:

I commenti della sindaco Vincenzi e dell’assessore Margini all’inaugurazione:

http://www.primocanale.it/viewvideo.php?id=24595

inoltre:

http://www.mentelocale.it/societa/contenuti/index_html/id_contenuti_varint_23731

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/08/13/genova-by-night-nei-vicoli-tra-marinai.html
(Ferdinando Bonora)