Infortuni – (Dis)informazione alla radio

Domenica 25 ottobre un imprenditore telefona a “Prima Pagina” (rassegna stampa di Radio3): “Sono stanco di tutta questa retorica sugli infortuni sul lavoro. Nella maggioranza dei casi sono infortuni “in itinere”, gente che si fa male andando da casa al lavoro e viceversa. Non sono altro che incidenti stradali. Inoltre c’è una responsabilità dei lavoratori, e poi anche molti datori di lavoro si infortunano”. Il conduttore della settimana, Franco Bechis, vicedirettore di Libero, risponde entusiasta: “La sua analisi è correttissima!”.


E commenta: se uno si fa male per strada che ne può il datore di lavoro? Aggiunge che della retorica sugli infortuni davvero non se ne può più, che è vano spenderci un mondo di parole, tanto i numeri sono sempre gli stessi. Come dire: inutile farla tanto lunga, le cose non sono drammatic he come sembrano, e al dunque non ci si può fare niente. Ma gli infortuni “in itinere” non sono affatto la maggioranza: sono l’11.1 % del totale, 97.201 su 874.000 (dati INAIL 2008). E la loro incidenza si è stabilizzata sul 4,2 ‰ del totale degli occupati. E non è nemmeno vero che i numeri siano sempre gli stessi. Tra il 2001 e il 2008 gli infortuni denunciati diminuiscono in termini assoluti (da 1.023.379 a 874.940), in percentuale sugli occupati ISTAT (dal 47,4 ‰ al 37,4 ‰), e diminuisce anche il numero degli infortuni mortali (da 1.546 a 1.120). Dati Inail. Solo che questi dati non raccontano una storia univoca. Difficile, anzi impossibile, senza altre analisi, capire quanto incida un reale miglioramento della sicurezza, quanto una diminuzione delle denunce legata a paura da precarietà del lavoro, e quanto una diminuzione della occupazione nei settori più a rischio. Può darsi che il giornalista Bechis nulla sappia di infortuni. In questo caso non doveva precipitarsi ad avallare le parole dell’ascoltatore solo perché gli facevano gioco. Se invece sapeva come stanno le cose, ha intenzionalmente operato a disinformare gli ascoltatori. Comunque un episodio di strumentalità e scarsa professionalità giocato su un tema serissimo e drammatico. La redazione di “Prima Pagina” farebbe bene a ristabilire la verità dei fatti. Difficile negare però che, in materia, politica e mezzi di informazione si limitino a ripetere litanie che non aiutano a capire ciò che avviene davvero. Come è difficile negare che alle responsabilità dei datori di lavoro (primarie, indiscutibili) se ne affianchino altre. Episodio: azienda ligure né grande né piccola. Avviene un infortunio abbastanza serio, per cui è d’obbligo una indagine penale che porta ad alzare tutta una serie di coperchi, e dietro a quell’episodio viene alla luce una generale situazione di insicurezza, e una lista di gravi inadempienze. Azienda non sindacalizzata? No, azienda sindacalizzata con tanto di RLS (Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza). Che, parrebbe, non aveva mai segnalato questa precaria situazione ad una ASL che, parrebbe, non ha tra le sue possibilità e/o priorità quella di una sorveglianza preventiva sul territorio. A lavorare, in quella azienda come altrove, un mix di lavoratori stabili, precari, italiani, immigrati e un bel gruppo di pensionati al nero. Alla ventura.
Per saperne di più: http://www.inail.it/Portale/appmanager/portale/desktop?_nfpb=true&_pageLabel=PAGE_STATISTICHE&nextPage=Dati_INAIL/index.jsp

http://bancadati.inail.it/prevenzionale/

(Paola Pierantoni)