Propaganda – Se il popolo ha fame, che vada in vacanza

Il ministro del turismo Brambilla ha deciso di sanare una piaga sociale: “Numerosi cittadini sono esclusi dai viaggi, necessario correggere questa disuguaglianza”. Sarà quindi possibile dal 20 gennaio, a chi lo vorrà e rientrerà nelle categorie previste, fare domanda per ottenere i buoni vacanza, secondo quanto stabilito dal Governo.
L’obiettivo è mandare tutti in villeggiatura, o almeno “famiglie, giovani, anziani, disabili e quel 45% di italiani che non va in vacanza” http://www.buonivacanze.it/Objects/Pagina.asp?ID=44. Dal momento che, evidentemente, non tutte le ineguaglianze sono fastidiose allo stesso modo, il beneficio è riservato ad individui e famiglie a basso reddito, ma rigorosamente italiane, in barba ai contribuenti stranieri (che, in fondo, in un certo senso sono già in vacanza-adventure, come nel caso degli immigrati presi a pallettoni a Rosarno).


Ma vediamo in concreto di che cosa si tratta: la presentazione sul sito ha un ampio afflato “I Buoni Vacanze Italia sono uno strumento a disposizione di tutti i soggetti interessati a favorire il turismo sociale: un turismo per tutti, un turismo di qualità, solidale e sostenibile finalizzato alla crescita, all’arricchimento e alla valorizzazione sociale e culturale dell’uomo” (http://www.buonivacanze.it/Objects/Pagina.asp?ID=115&T=Lo%20strumento%20del%20buoni%20vacanze); i buoni sono elargiti in libretti di piccolo taglio, del valore di 20 e 5 euro, e sono spendibili presso strutture turistiche e ricettive convenzionate in tutta Italia. Devono essere impiegati al di fuori del proprio comune di residenza, in bassa stagione ed entro la fine di giugno 2010.
Fino qua tutto chiaro. Andiamo avanti per vedere con quali criteri viene assegnato il buono vacanza.
Esiste una tabella che lo spiega (http://www.buonivacanze.it/Objects/Pagina.asp?ID=147): la formula è una sorta di cofinanziamento, cioè esiste un valore massimo di buoni a cui si ha diritto e lo Stato interviene a coprire fino al 45% della spesa. Un esempio. Sono una persona a basso reddito, ipotizziamo 5000 euro all’anno. La tabella mi dichiara che posso accedere a 500 euro di buoni vacanze, e di questa somma 225 euro li paga lo stato e 275 li pago io. Oppure, siamo una famiglia di 4 persone, con un reddito lordo di 26mila euro, siccome abbiamo sacrosanto diritto a 1230 euro di buoni vacanza, dobbiamo sborsarne 861 per essere coperti del restante 30% della spesa.
La prospettiva appare allettante, sacrosanta e praticabile, se non fosse che un individuo – o una famiglia – con redditi da fame che devono provvedere ai propri bisogni primari come il sostentamento, l’affitto, l’istruzione dei figli, difficilmente saranno in grado in questi termini di acquistare i buoni vacanza, seppure cofinanziati dallo stato.
Il costo del fumante vassoio di brioche offerto al popolo italiano ammonta a circa 5 milioni di euro ( http://quotidianonet.ilsole24ore.com/cronaca/2009/12/23/274038-famiglie_basso_reddito.shtml ).
(Eleana Marullo)