Parchi di Nervi – Il sussiego dei politici

Il piede dondola in prima fila, s’intravede uno smilzo cappotto blu, sprofondato in poltrona, le dita che scorrono pigramente sul telefonino, mentre l’assessore al verde del comune di Genova snocciola le cifre dell’intervento sui parchi di Nervi: quasi quattro milioni di euro per ridare vita agli alberi ingialliti, le aiuole scalcinate, i prati spelacchiati, il roseto decimato, i tetti da rifare. Siamo al Gam di Capolungo, 21 gennaio 2010 e l’iter è concluso, il progetto di riqualificazione finalmente presentato. Nel pubblico tutti quei cittadini, senza colore politico, ben consapevoli che le priorità sono ben altre in questo momento, ma che per anni si sono battuti, hanno tenuto puntigliosamente vigile l’attenzione, pressato le istituzioni, coinvolgendo l’università e risparmiando così centomila euro di progettazione, affinché non andasse in rovina uno degli spazi più amati da vecchi, giovani, bambini della città.


Chiede precisazioni l’associazione di ostinati professori uni versitari, ingegneri, architetti, casalinghe, ambientalisti, che hanno faticato perché quel gioiello di parco sul mare, con posizione unica in Italia, riesca a ritrovare la sua veste storica d’eccezione.
In prima fila però il tizio dal piede dondolante bofonchia qualcosa nell’orecchio dell’assessore, reclama sottovoce, gli interventi si sovrappongono finché qualcuno non contesta il modo di procedere: si è tutti qui ad ascoltare, perché non si palesano i discorsi? Sorpreso, il tipo si scusa, prende il microfono e attacca sui numeri, poco chiari a suo dire. Non s’identifica ma esige approfondimenti rigorosi per l’eventuale assemblea pubblica, con il tono di chi sa e non dice. E poco dopo comunica che per “doveri istituzionali” deve andare via, allontanandosi sussiegoso. Qualcuno poi rivela: è l’assessore all’assetto territoriale, sviluppo economico e turistico del municipio del Levante, come cita il suo sito. Si sta esercitando, anzi ha già imparato la parte, il dialogo esclusivo fra chi conta, trattando con degnazione, senza riconoscenza, i volontari che hanno fatto il lavoro al posto di chi doveva e si sono preoccupati di salvaguardare per i nipoti, per la città quella meravi glia di oasi cittadina. Il signore in questione invia dal suo blog mail con ironici commenti, si erge paladino del territorio, controlla l’amministrazione, che non è della sua stesso parte politica, senza discernerne il talvolta apprezzabile operato.
Presenzialista, dicono. Dov’ era però quando si protestava per il parco? Dov’ era quando nel suo municipio si votava contro la variante di salvaguardia che preserva tanti spazi nel levante cittadino? Proprio quel municipio che tanto ha tuonato contro la cementificazione e la salvezza del verde?
Un percorso dal quartiere al parlamento con la stessa immagine d’autoreferenzialità, che troppo spesso accomuna destra e sinistra, tenendo lontani i tanti cittadini certi nel profondo del cuore che prima di ogni cosa, prima di sé stessi, debba contare la res publica. Come si può constatare ancora una volta in questi giorni.
(Bianca Vergati)