Informazione – Parole e numeri

Al giornale radio delle 13,45 di venerdì 12 marzo della mitica Radio Tre, ora meno mitica soprattutto per quanto riguarda le notizie e l’informazione, viene annunciato un tremendo “venerdì nero nei trasporti, con disagi insopportabili”. Sgomento e angoscia. Sospensione del respiro in attesa degli sviluppi. Il venerdì è giornata da scongiuri e il nero è il colore del lutto e del dolore.


Si pensa alla caduta di un aereo con tanti incolpevoli passeggeri a bordo, a uno scontro fra treni carichi di pendolari, allo scoppio di una cisterna con materiale parabellico in un quartiere densamente abitato, all’affondamento per tempesta improvvisa di un traghetto, allo straripamento di un fiume o del lago di Massaciuccoli con distruzione di un intero tratto autostradale e blocco della circolazione, al franamento di una collina con smottamento di tonnellate di fango con interi villaggi abusivi su strade statali e provinciali. Si pensa a morti, feriti e dispersi, tragedie, distruzioni, e conseguente allertata protezione civile, pronta per fare, salvare, consolare, rilasciare interviste e sparire, salvo poi tornare puntualmente per mostrare interventi risolutivi o quasi, ripassare il lato efficiente e il lato imprevedibile e quindi non risolubile. Oppure meno drammaticamente si pensa a cinquanta chilometri di coda sulla Ventimiglia – Savona per caduta massi, o sulla Mestre – Milano per incastramento di due autotreni carichi di maiali, finiti in mezzo alla carreggiata, o a 12 ore di ritardo del traghetto veloce Palermo – Genova, attardatosi nel soccorso di uno stormo di balene che inopinatamente inseguivano un ammasso di sacchetti di plastica sfuggiti alla raccolta differenziata o ancora allo smarrimento di tutti i bagagli dei passeggeri atterrati a Fiumicino, deviati, non si sa per quale capriccio o per quale decisione manageriale di qualcuno che aveva dato ascolto ai proclami della Lega, a Malpensa.
Niente di tutto questo, viene chiarito subito dopo dall’annunciatore senza vergogna: il venerdì nero, i disagi e i dolori, per fortuna solo di pancia, sono causati dallo sciopero generale della C.G.I.L.
Per il lavoro, per la tutela dei diritti di tutti, contro i licenziamenti, contro lo smantellamento dell’articolo 18, che già in passato aveva mobilitato milioni di lavoratori. Uno sciopero che ha impegnato ancora milioni di lavoratori con cortei e comizi in 60 piazze delle città d’Italia. A Genova 15 mila. Anzi no. Poche migliaia, in piazzette di piccoli paesi: Pozzolo Formigaro, San Colombano Certenoli, Riesi, Camogli e simili. A Genova erano 150, forse, 15 più realisticamente, dice la questura, che di scioperi se ne intende anche se non ne fa mai.
Eppoi, dice un intervistato dirigente, che sempre più mostra stile e fattezze da ministro, Bonanni per chiarire, capo di un grande sindacato, che non ha scioperato perché d’accordo con lo smantellamento dell’articolo 18 e soddisfatto del Governo, è stato uno sciopero politico.
Per lui gli scioperi devono essere solo sindacali. Lo dice la parola stessa.
Cosa c’entrano i lavoratori, i loro diritti, la loro vita, con la politica?
(Angelo Guarnieri)