Parabole TV. Nato da bontà loro finì Costanzo Show

Il “Maurizio Costanzo Show” chiude i battenti. Il mio primo sentimento è simile a quello con cui registro la liberazione di un qualche ostaggio in Iraq o in analoga polveriera nel mondo: finalmente anche Costanzo è libero! Libero da quel massacrante impegno quotidiano, libero da quella perversa spirale che gli imponeva un’attività sempre maggiore, per una sempre maggiore raccolta di sponsor…che gli vietava perfino – se anche lui dispone, come tutti, di sole ventiquattr’ore al giorno per soli sei giorni alla settimana – di spendere e godersi i tanti miliardi guadagnati.


Ma non solo per questo, l’uscita di scena dello ”MC Show” è da salutarsi con sollievo. Ormai ridotto a una sfilata di patetici casi umani, raramente interrotta da momenti di apprezzabile impegno, e per lo più sorretta da “monstra” quali Platinette (e poco importa che MC assicuri trattarsi di persona sensibile e intelligente, una volta che ciò che la impone è la sua grottesca messinscena), lo “MC Show” si estingue – verrebbe fatto di dire – per la propria impossibilità di andare oltre, cioè a dire di “peggiorare”, in un costume televisivo che si è posto ormai come traguardi emblematici la volgarità delle Lecciso e la banalità di “Un medico in famiglia”. Tuttavia, l’estinto Show rimane un probante fatto di costume: soprattutto se lo si accosta a quel “Bontà loro” da cui il salotto di Costanzo era partito: incontro – per chi lo ricorda – con due o tre persone rappresentative dell’Italia di allora, scandagliate e poste a confronto dall’attenta conduzione di un preparatissimo Costanzo. Come da quell’esperienza si sia arrivati alle ammucchiate italiote, caciarone e multivellicanti del Costanzo Show, è un tema che potrebbe rispecchiare – come in un ideale ed emblematico filo conduttore – l’evoluzione stessa della televisione italiana, alla ricerca di un consenso sempre più becero e diseducativo.
(Luigi Lunari)