Declino. Nostra Signora Pubblicità

In piazza Dante, sopra la galleria che porta verso il mare, c’erano due statue ai lati di un simil portico che chiudeva con una certa naturalezza la piazza nel suo insieme. Piazza moderna, nel senso di costruita nel Novecento a testimoniare anche in maniera ridondante “l’italica modernità”.


Quindi severa ma a suo modo corretta con i grattacieli, i primi costruiti a Genova, a convivere con le torri di porta Soprana.
Insomma, per orientarci, siamo all’altezza dell’ingresso della nuova biblioteca Berio: lì a fianco c’è la galleria e c’era questo frontone para fascista. Le statue, non ricordo bene, ma dovevano assomigliare a due guerrieri teutonici (due medioevali miliziani) ma, forse, sbaglio. Le solite statue che si trovano anche a Roma, a Milano e via andare. Adesso ad alzare gli occhi, come è capitato, si vede una sberla di lenzuolo che copre il tutto. Ora è la galleria stessa a fare da piedistallo a una bella berlina splendente che occhieggia, brillante come una mannaia, a tutti gli automobilisti che ci passano sotto.
La sensazione è quella di una lama che s’infila negli occhi. Tanto più che magari al posto di una macchina poteva starci qualche cosa di meno materiale: ma sono tempi difficili e a naso troppe automobili sono ancora da vendere.
Vorremmo poter ricordare tabloid di dimensioni simili in un corso Europa d’altri tempi: sui cartelloni campeggiavano le “belle membra” di sconosciute pin up, il cui appeal per lo meno rendeva meno noiosa la coda che immancabilmente affligge di giorno la Pedemontana genovese.
Invero qualche obbrobrio c’è sempre stato ma, a confronto, ricordiamo con minore fastidio un muro di Capolungo a Nervi occupato da una enorme rete di materasso. A ripensarci, col senno di poi, era quasi pop art, la cartellonistica degli anni 60/70. Si legge che certe mattine con la nebbia, davanti agli occhi degli automobilisti milanesi, baluginino visioni di profumi alti 30/50 metri, di busti maschili e femminili da lasciare senza fiato. Ma i lumbard come al solito sono esagerati.
Tornando all’aria locale credo, però, che a nessuno dispiaccia come il glorioso bar Donelli ha personalizzato il proprio dehors, a differenza dei restanti locali di Galleria Mazzini. Dai vetri ci osservano i profili sanguigni dei formidabili camalli del porto, con le loro facce sorridenti e furbesche.
Forse, forse, cominciando dal piccolo, c’è da sperare.
(Elio Rosati)