Questioni di stile. La remissione dei peccati non s’addice alla politica

Cosa hanno a che vedere le dimissioni del ministro inglese David Blunkett con l’Italia? Perché se ne è parlato? Perché editorialisti come Francesco Merlo ne hanno scritto? Basta una piccola raccomandazione per il rilascio di documenti alla baby sitter dell’amante per avviare la spietata procedura delle dimissioni da ministro?


Suvvia, è quello che avrebbe fatto chiunque nel nostro paese! E’ procedura quotidiana, banale, insita della carica, è la ragione per la quale qui si eleggono i politici. Non la ragione principale, ma una delle tante.
Si è parlato di David Blunkett, della sua cecità, delle sue capacità, dell’imperdonabile errore commesso – non l’avere un’amante, ma la raccomandazione – perché in sostanza rappresenta la paura della nostra classe politica, ciò che in Italia non deve accadere. Se ne è discusso perché da tre anni si sta diffondendo tra gli elettori un forte senso di disgusto che è andato ben oltre lo stato d’animo degli anni della prima repubblica. Qualcuno teme che stia aumentando in maniera allarmante la pretesa di una classe politica onesta e trasparente. Ne hanno parlato per riportare l’evento a dimensioni tollerabili, per rammentare a tutti che in Italia è un’altra storia e che è una fortuna vivere in un paese capace di distinguere. Per ricordarci che siamo parte di quel circuito. Tony Barber su Internazionale scrive che per l’opinione pubblica inglese la cosa più grave è il fatto che David Blunkett abbia utilizzato la sua carica a fini privati. E nell’articolo il mondo anglosassone e il bel paese emergevano come culture diverse. “E proprio come il puritanesimo inglese è considerato inappropriato per l’Italia”, scrive Barber, “la cultura italiana del perdono e della remissione dei peccati – applicata a tutti i livelli, dalla chiesa al sistema giudiziario – non andrebbe bene per l’Inghilterra”. Due storie diverse, ma con un suggerimento del giornalista inglese: “Di conseguenza, Italia e Inghilterra possono scambiarsi studenti quanto vogliono; ma consiglio caldamente di non scambiarsi mai i politici”. Magari.
(Giulia Parodi)