OLI 385: CITTA’ – Il terzo settore si mette in piazza

Il presidio organizzato giovedì 11 luglio alle 13.30 davanti a palazzo Tursi è molto partecipato. Il volantino è chiaro mettiamo in piazza il sociale, a rischio i servizi per i minori e le famiglie della città e tutti i servizi pubblici.
Un tratto di via Garbaldi è puntellato da disegni e striscioni colorati, davanti al Comune molti operatori, donne, uomini e giovani.
Che il terzo settore stia pagando un prezzo altissimo per le scelte economiche di governi passati e presenti è faccenda nota e, con cadenza praticamente annuale, anche a Genova ha dovuto testimoniare il gioco al ribasso, con riduzione di servizi e risorse.
Stupisce la pacatezza, l’infinita pazienza dei propri addetti che solo nel Comune di Genova sono più di mille – spiega Alessandro Frega, vicepresidente della Lega delle Cooperative – con oltre diecimila assistiti e oltre duecento lavoratori a rischio. Oggi come ieri si parla di tagli ed essere qui, per presidiare il Consiglio comunale serve a capire se quei tagli, che sarebbero già operativi, possono essere arginanti inserendo nuove risorse sul capitolo di spesa. Nella polemica che ha coinvolto l’assessore ai servizi sociali, Frega non entra. Ma precisa che probabilmente Paola Dameri ha dovuto scontare l’inesperienza con la mancanza di risorse.
Sono diversi anni che conviviamo con questa preoccupazione: non riuscire a progettare nulla, dice Franco Guariniello della cooperativa L’Altro Sole, una trentina di persone che si occupano principalmente di trasporto disabili. Si vive con un orizzonte di due mesi, tre mesi, con tempi ridotti che cozzano con l’esigenza di programmare. Non c’è futuro, ci si sente sempre precari.
Rosario Giuliano della Cooperativa Lanza del Vasto spiega che il buco del bilancio preventivo che si prospetta quest’anno viene coperto tagliano il 4% dei costi generali della struttura comunale, il 2% dei costi con cui il Comune ripiana le perdite delle partecipate e con il 40% dei servizi alla persona. Se si rimettesse in discussione questo principio? Suggerisce di azzerare tutto analizzando le risorse disponibili, rimettendo in discussione lo status quo intervenendo sulle inefficienze organizzative che si possono ridiscutere. Parla di trasporto urbano fondato sul no profit e della necessità di un pensiero politico, all’interno del quale tutti possiamo essere chiamati a rimetterci in discussione, c’è bisogno di una visione complessiva, in assenza della quale rimane solo il pensiero tecnocratico. Tu non puoi pensare che un Comune che dedica il 90% delle proprie risorse a mantenere se stesso sia capace di autoriformarsi da questo punto di vista. E il rischio è una timidezza della politica e un larghissimo spazio alla tecnocrazia: chi fa i bilanci non è molto entusiasta di tagliare se stesso.
Sotto il porticato di Tursi un lui e una lei, giovanissimi, spiegano che il campo del sociale sempre di più manifesta un’esigenza di fondi, in una società in cui ci sono obbiettivi troppo consumistici, lei dice che tagliare è davvero paradossale, ma non ha mai partecipato a qualcosa di più politico per pensare come dirigere i fondi.. Lui ad una valutazione sull’operato della giunta presente e passata risponde: non ho seguito fino a questo punto le questioni, mi occupo di altro nella vita e la questione politica la lascio a chi approfondisce queste tematiche. 
Tra i molti punti della proposta di delibera del consiglio comunale emerge l’intenzione per la predisposizione del bilancio comunale 2013 che sia evitata la contrazione delle risorse destinate al welfare attraverso l’analisi di fattibilità di piani di riorientamento di risorse a favore dei servizi sociali.
(Giovanna Profumo – immagini dell’autrice)