Auschwitz. Le manipolazioni dello storico B

A me sembra che le parole del premier ad Auschwitz, dove ha equiparato l’Olocausto ai crimini di Polpot in Cambogia, snaturino in qualche modo il senso del genocidio compiuto dai nazisti.


Non perché quello dei comunisti in Cambogia (e altrove) sia meno grave in quanto di diverso segno, assolutamente no, ma perché quello dei nazisti ha una specificità del tutto unica nella storia: l’eliminazione programmata a tavolino, con burocratica lucidità, di seimilioni e mezzo di ebrei, dopo aver inflitto loro le più aberranti torture, averli privati dei beni materiali e morali, averli ridotti al rango di oggetti inservibili, aver coinvolto nel genocidio giovani, anziani, bambini
“Il fumo di Birkenau” di Liana Millu (il libro-testimonianza della scrittrice scomparsa in questi giorni) è tragicamente illuminante a questo proposito, se mai non bastassero i libri di Primo Levi e di pochi altri sopravissuti a quell’orrore. Soprattutto stringe il cuore la sofferenza di milioni di persone anzianissime e bambini, che non avevano nessuna possibilità di sopravvivere al viaggio senza cibo e calore nei vagoni piombati verso i campi di sterminio. E’ dunque propaganda volgare equiparare questo a quel genocidio, perché li si svuota entrambi del loro significato più tragico e aberrante. Ed è significativo anche il silenzio stampa su questo argomento, quasi la materia sia talmente scottante da sconsigliare di farne parola. Un altro mattone (involontario?) alla casa costruita sulla sabbia dal cavaliere.
(Giovanni Meriana)