Mafia. Raccontare il silenzio compito d’attualità

Pietro Grasso, Procuratore della Repubblica a Palermo, intervistato da Fazio durante la trasmissione “Che tempo fa” del 5 Febbraio, dice ad un certo punto che la mafia non sta dando segno evidente di sé perché riesce a condurre benissimo i suoi affari sfruttando il silenzio che la circonda.


Silenzio della politica, ma anche silenzio della stampa. Infatti la stampa, dice Grasso, trova difficile “raccontare il silenzio”. La stampa vuole sempre il fatto, la notizia. Invece – aggiunge – è proprio il silenzio che bisognerebbe saper raccontare. Quello, ad esempio, in cui si compiono gli atti ormai quotidiani del pagamento del pizzo per conquistare la protezione di colui che ti minaccia, o della concessione di appalti a costi molto più cari di quanto sarebbe giustificabile.
Ascoltando queste parole penso che mentre il “fatto” va incontro ai media di sua iniziativa, e consente al giornalista un buon margine di passività, per riuscire a “raccontare il silenzio”, cioè per trasformare il silenzio in fatti raccontabili, è necessario assumersi la responsabilità di interrogare la piatta uniformità quotidiana, occorre quindi avanzare delle ipotesi e tentare di verificarle. Bisogna andare a cercare, indagare, osservare, cogliere segnali ed indizi. Occorre soprattutto avere una passione per la verità e, a volte, anche molto coraggio.
Anche per fare i magistrati del resto occorre, a volte, parecchio coraggio, e Pietro Grasso, esplicitamente indicato come obiettivo di un attentato nel corso di una intercettazione telefonica, ne sa qualcosa.
(Paola Pierantoni)