OLI 332: LETTERE – Piccoli orti crescono… a Genova cambiare è possibile

Come spesso accade, in America ci sono arrivati prima di noi: il fenomeno degli orti urbani, ricavati in luoghi degradati da rottami e sporcizia, ma non solo, perché ne esistono persino sui tetti dei grattacieli, da almeno 5 anni ha visto nascere una nuova figura sociale, gli “agricoltori metropolitani”, così come li ha definiti Michael Pollan, docente di giornalismo a Berkley, che sul New York Times Magazine ha lanciato il loro manifesto:
“Se avete un cortile togliete l’erba, se non ce l’avete o vivete in un grattacielo cercatevi un pezzetto di terra in un giardino comunitario. Piantare un orto sembra una cosa piccola e insignificante, ma in realtà è una delle cose più importanti e decisive che un individuo può fare per ridurre la quota personale di inquinamento, per diminuire il senso di dipendenza dall’industria del cibo e per cambiare il nostro modo di pensare i risparmi energetici”.
Il rilancio dell’agricoltura urbana in America non è più un fenomeno elitario, ma una tendenza che mette al centro l’idea di riqualificazione del territorio come espressione di nuove (o forse bisognerebbe dire “antiche”?) forme di socialità, nell’ottica della sostenibilità e della dimensione estetica nella quotidianità.
Questa tendenza è arrivata anche in Italia, e qui a Genova adesso si aggiunge un nuovo sogno, che va in questa direzione e vuole inserirsi nell’ambito del Puc (Piano Urbanistico Comunale) recentemente approvato e che, come dichiarato dal Sindaco, si pone “l’obiettivo di uno sviluppo strettamente legato ai principi di qualità ed equità sociale”.
Renzo Piano è stato chiamato a collaborare a questo progetto, e con la semplicità che contraddistingue le persone di grande ingegno, ha tracciato due linee, che sono da considerarsi le linee guida del piano: una linea verde, oltre la quale non bisogna costruire, ed una linea blu, quella del mare.
L’architetto ha spiegato che “bisogna smetterla di costruire anche sul mare, e di coprire la vista del mare, occorre invece lavorare all’interno di queste linee e costruire sul costruito… C’è un’idea antica, che deriva dal fatto che Genova è una città stretta tra monti e mare, dove non c’è spazio da sprecare. Ha a che fare con l’idea di parsimonia, non con quella di avarizia. … La linea verde tracciata nel piano urbanistico comunale è solo una linea di buon senso”.
A Castelletto, il territorio della Valletta dell’Istituto Brignole a San Nicola (alle spalle dell’Albergo dei Poveri), abbandonato al degrado quasi totale, ci interroga appunto su dove sia finito il buon senso di cui parla Renzo Piano.
Un gruppo di abitanti del quartiere, qualche mese fa, ha dato vita ad un percorso che sta per concretizzarsi in un Comitato, sostenuto da Italia Nostra, Legambiente, Movimento per la Decrescita Felice, Doctors for the Environment.
Il sogno che anima queste persone è quello di poter realizzare un modello di gestione sostenibile del territorio, basato sull’organizzazione di spazi ricreativi e di aggregazione sociale, attraverso una produzione agricola e biovivaistica, mantenendo anche una tutela e conservazione storico-ambientale della Valletta.

Nel 1652 Emanuele Brignole, fondatore dell’Albergo dei Poveri, scriveva nel suo testamento che “nel giardino posteriore i poveri dell’Albergo havranno da passeggiare e prendersi il sole d’inverno e poi, piantativi gli alberi, godere l’ombra e frescura d’estate”.
Prendendo in prestito il pensiero di un altro grande genovese, dopo Renzo Piano, mi piace concludere che, come ha scritto Ivano Fossati, troppo spesso “le parole non hanno chances”, e il Comitato vorrebbe invece far rivivere l’antico auspicio espresso nelle parole di Emanuele Brignole.
Chi volesse percorrere questa strada insieme a noi, è invitato venerdì 24 febbraio, alle ore 21, all’Assemblea Pubblica che si terrà presso l’Auditorium della Parrocchia di San Nicola (Salita della Madonnetta, 1) a Genova.
(Roberta Boero)