Exodus/2. Al convegno RefuGEes mancavano i rifugiati

Martedì 1 Marzo la Biblioteca Berio ha ospitato il convegno “RefuGEes. L’integrazione dei rifugiati a Genova”. L’argomento è di recente attualità per l’Italia, che prima del 1998 era solo paese di transito e tuttora non possiede una normativa specifica in fatto d’asilo.


Parlano autorità dal centrale al locale: l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite (L. Boldrini), la Caritas Italiana (Le Quien Ngo Dinh), l’Ufficio Integra centrale (Marilisa Fantacci), e poi via via il Comune di Genova (Danilo Parodi) e la Fondazione Auxilium (Andrea Rogazione).
Unanime l’impegno profuso da enti e associazioni, unanime la preoccupazione per la legge Bossi-Fini e per il Regolamento di Attuazione che entrerà in vigore dal 21 Aprile. Esso avrà l’effetto immediato di decentrare a sette commissioni il compito di esaminare i casi dei richiedenti asilo, di dimezzare i tempi in cui la pratica dovrà compiersi (da un anno a 6 mesi) e di attuare il “mancato effetto sospensivo in caso di ricorso”. Qualora la domanda abbia esito negativo, il richiedente asilo sarà quindi costretto a ritornare nel paese d’origine, rischiando probabilmente la vita, nell’attesa della sentenza d’appello.
Il pubblico al convegno è vario, il 50% circa sono giovani sotto i 30 anni. Numerosi anche i mediatori culturali, citati più volte dai relatori come nodo cruciale tra il richiedente e la commissione d’esame; l’argomento interessa, è quotidiano ormai. Unica lacuna: mi sarebbe piaciuto ascoltare, insieme all’elenco delle normative e all’iter delle procedure, anche una delle 256 persone che a Genova nel 2004 hanno fatto richiesta per entrare nel sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Per ricordare alla gente nella sala che dietro al caso c’è sempre la voce di una persona, dietro alla sigla R.A. (richiedente asilo) ci sono sempre i suoi occhi e la sua storia.
(Eleana Marullo)