Ligurmatica. Il precariato funzionameglio degli hacker

L’agenzia Laziomatica estrapola dei dati dalla banca dati informatica dell’anagrafe comunale di Roma. La notizia è stata subito presentata nei seguenti termini: un hacker, forse proveniente dalla regione Lazio, viola il sistema informatico del comune romano. Poi però si viene a sapere che l’accesso ai dati anagrafici è avvenuto attraverso una password regolarmente assegnata. Non quindi il solito attacco hacker.


Ciò che emerge di ancora più grave della violazione della privacy, è però la privatizzazione delle istituzioni pubbliche.
L’accordo tra Regione Lazio e Comune di Roma abilita la Laziomatica a “interrogare la banca dati del Comune soltanto per le attività concernenti le prestazioni sanitarie da erogarsi ai cittadini residenti nel Comune stesso”. Il cittadino romano non ha più bisogno di portarsi mille documenti per prenotare una visita, l’operatore dell’Asl con pochi passaggi informatici procede alla rilevazione dei dati che gli sono necessari per garantire il servizio di prenotazione. Lo stesso avviene per molte altre regioni.
Tuttavia, l’utilizzo di miliardi di dati messi in rete, poiché riguardano aspetti privati delle persone, può minacciare i loro spazi di libertà, anche quando sono in mano ad enti pubblici (se le finalità pubbliche non sono). Per questo, oltre al codice già esistente, è uscita l’11 gennaio di quest’anno, ad opera della Funzione Pubblica, una direttiva sulla tutela della privacy nelle Pubbliche Amministrazioni. Si prescrive esplicitamente che i dati personali dei cittadini vengano utilizzati dalle P.A. solo ed esclusivamente per fini istituzionali.
Come si legge su Repubblica (20 marzo), dati personali di cittadini sono stati ricevuti e trasmessi dall’ufficio di Niccolò Accame che tranquillamente scorrazza dalla carica istituzionale (non politica, ma gestionale) di responsabile comunicazione della Giunta Regionale del Lazio a factotum della campagna elettorale del candidato Francesco Storace. Guarda caso una pedina centrale nello smistamento dei dati prelevati da Laziomatica e passati ai politici di AN. La disinvoltura con cui si passa dal partito agli impieghi pubblici nella Regione Lazio è consentito dal regolamento regionale n. 1 di organizzazione degli uffici e dei servizi della giunta regionale (6 settembre 2002) che definisce i requisiti di accesso a cariche negli uffici stampa e negli uffici di comunicazione, ma tace su inquadramenti e accessi.
Perché il caso dovrebbe interessare anche noi cittadini della Regione Liguria? Non solo perché il federalismo non ci ha reso ancora cittadini di un’altra nazione, ma perché nella nostra amministrazione regionale le cose possono anche andare peggio.
Già ora la RAI subisce massicciamente i condizionamenti politici. Immaginiamoci cosa potrebbe accadere se tutti i giornalisti che vi lavorano fossero contrattualmente ricattabili in quanto precari o simili. Questo può accadere e accade negli uffici stampa e nella direzione degli uffici per le relazioni con il pubblico delle amministrazioni. Forse non ci rendiamo ancora conto di quanto potere tali strumenti stanno acquisendo. Lo scandalo del Lazio è un saporito assaggio.
L’Associazione della comunicazione pubblica e istituzionale e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, negli ultimi anni, si sono impegnate prima di tutto per garantire una barriera di professionalità, facendo riconoscere per legge (L. 150 e relative attuazioni) i titoli che devono avere le persone per accedere a quelle strutture. Non basta, occorre (e lo si sta facendo) una battaglia contrattuale per far inserire gli operatori “stabilmente” nella pianta organica delle istituzioni. Nessuno si illude che così cesseranno raccomandazioni e spoil system (in parte, quest’ultimi, previsti dalle norme sulla dirigenza).
Un cattivo esempio è la nostra legge regionale 3/2004, poiché spudoratamente rende precari, con contratti quinquennali, i responsabili della comunicazione e dell’informazione. Dunque garantisce totalmente l’uso politico di strumenti le cui finalità dovrebbero essere (almeno un pochettino!) pubbliche. In proposito Megachip ha fatto un’analisi e sollecitato un intervento a Claudio Burlando, documento alla cui lettura rinviamo per maggiori dettagli: (http://www.claudioburlando.it/materiali_programma/megachip.rtf)
(Roberto Revello – Megachip)