Sondaggi. Il padre spodestato da sua emittenza

Il rischio è di scivolare nella retorica o nel moralismo; ma liquidare con un’alzata di spalle l’ultima scoperta sondaggistica su quanto i giovani sarebbero delusi dai propri padri è forse troppo sbrigativo. Che meno del 10 per cento del campione (modestino: poco più di cento intervistati da Eta Meta Research) sia insoddisfatto della figura paterna, potrebbe perfino essere letto come un dato positivo, un segno di distacco, di ricerca di autonomia dal ruolo genitoriale sempre incombente. Ma se andiamo a leggere le motivazioni c’è di che intristirsi.


I ragazzi -tutti tra 15 e 24 anni- non lamentano di essere stati trascurati o trattati con autoritarismo (al contrario, il concetto arcaico di patria potestà sembra davvero sostituito da un rapporto di tipo compagnesco); ma rimproverano ai padri tutt’altre cose: primo, non avere “sfondato”, non aver fatto carriera, soldi, fortuna, non essere diventati ricchi e famosi. Insomma, colpevoli di non essersi “realizzati”, come si dice? No, colpevoli di non lasciare un radioso avvenire ai figli.
Eloquente, al riguardo, è il modello di padre che gli intervistati avrebbero desiderato: in testa Bonolis, massimo interprete del lunaparkismo tv, seguito da Sua Emittenza, quindi il ministro inquisito Sirchia, quarto il turbo-presidente, Montezemolo. Scelte dove l’influsso mediatico è così evidente, da suggerire qualche riflessione sul ruolo perverso svolto dal più seguito mezzo della cultura di massa. Basta accendere in qualsiasi ora il video, per aver la misura -dalla pubblicità ai grandi fratelli, dalle Lecciso alle Defilippi, fino alle manipolazioni dei tg padronali- di quale sia il degrado. E nessuno può scambiare per snobismi intellettuali gli allarmi per il progressivo appiattimento dei programmi, la disgregazione e l’irrisione dei valori civili, la violenza e la furbizia proposti come modelli vincenti. Con ricadute pesantissime sui meno difesi, quali i ragazzi.
La mutazione “antropologica” paventata con grande anticipo da Pasolini è in corso. Uno dei primi segnali dei guasti indotti venne in luce con un vecchio sondaggio, di almeno un decennio fa, quando un campione di scolari, interrogati sulla figura a loro avviso più popolare, mise al primo posto Berlusconi, secondo Gesù Cristo. Ma allora anche la Chiesa fece finta di niente. Per non parlare di chi, tra i laici, sottovalutò il conflitto di interessi.
(Camillo Arcuri)