Diritti umani. Casi di censura e di autocensura

Esiste una relazione tra i “diritti umani” e la censura (e l’autocensura) nell’informazione (carta stampata e TV)? Sì che esiste; anzi ne esistono diverse. Ad esempio che i diritti umani possono essere difesi e rivendicati solo se c’è una informazione libera; e che lo stesso diritto all’informazione rientra tra i diritti umani al pari del respirare, nutrirsi o esprimere liberamente un voto. Per approfondire il tema a Genova è iniziato presso la Facoltà di lettere un corso interfacoltà dal titolo “Media e diritti umani: lettura critica dell’informazione”.


Dopo l’inaugurazione (4 marzo ’05) quella di venerdì primo aprile ’05 è stato il primo dei sette incontri previsti. Molto attesi gli studenti – ai quali è stato assicurato in cambio della loro presenza un “credito” utile per la loro carriera universitaria – e i giornalisti, il gruppo professionale più esposto sul terreno della libertà di stampa. Attese frustrate perché tra la sessantina di presenti nell’Aula magna della Facoltà di lettere, gli studenti erano circa una dozzina. E di giornalisti – a parte i 3 o 4 coinvolti direttamente nell’organizzazione del corso – neppure l’ombra. Il resto del pubblico era composto da cittadini “sensibili” al tema e attirati dal profilo dei giornalisti, Arcuri e Travaglio, che con Rosanna Bianco, docente di Diritto delle comunicazioni hanno raccontato esperienze personali di censura.
Storie drammatiche sia che toccassero gli anni dello stragismo, ne ha testimoniato Arcuri, sia quando, è il caso di Travaglio, documentano in modo inoppugnabile i 15 anni di silenzio durante i quali l’informazione televisiva ha sistematicamente ignorato (come continua ad ignorare) le vicende giudiziarie del primo ministro, dei suoi più fedeli collaboratori, e dei loro rapporti con le organizzazioni criminali. Rosanna Bianco ha aggiunto che forse non è casuale se da quasi una cinquantina d’anni la ricerca sul tema della “censura” langue. Alla fine una studentessa ha chiesto ai relatori: se a voi e quelli come voi, che siete così bravi, le cose sono andate e vanno così male, come possiamo pensare noi ragazzi di cambiare qualcosa? La risposta, inevitabile, è stata: lottare è un modo di vivere e poi non bisogna perdere la speranza. Peccato che non fosse presente a risponderle un solo giornalista di quelli che la sera di lunedì 21 marzo avevano convocato nel salone della Provincia i candidati alla presidenza della Regione per saper come intendevano difendere dal graduale smantellamento – effetto Gasparri – la sede regionale Rai Liguria e la libertà di stampa ecc. Chissà perché non erano lì al corso a raccontare la loro esperienza della censura televisiva. Un caso di autocensura?
(Manlio Calegari)