OLI 286: POLITICA – Nichi Vendola: a “caccia” di un leader
Dietro al palco un cartello indica le parole d’ordine di Sel.
Sono collegate l’una all’altra, nodi cardini di una rete: sogni, solidarietà, ambiente, idee, futuro, cultura, partecipazione, diritti, lavoro, impegno, sinistra, giovani.
E’ la fabbrica di Nichi. Che venerdì 21 gennaio non fatica a Genova a trovare operai e operaie che la sostengano. La sala chiamata del porto è colma di gente, giovani donne e uomini, militanti nostalgici del P.C.I. e delle idee. Persone bisognose più che mai oggi di riconoscersi in un leader.
Lui, previsto per le 18, arriva con quaranta minuti di ritardo.
Ma dopo aver aspettato così tanto, che importanza ha?
Luca Telese, che lo affianca, parla di Mirafiori e degli sconfitti della Fiat, nella quale a perdere è stato Marchionne. E racconta del coraggio di Maria – 37 anni, un figlio a carico di 6 – che ha dichiarato di votare no, consegnando alla stampa nome e cognome.
Nichi ha carisma e parole gentili. Spiega che è andato a Mirafiori perché si sente erede del meglio delle cultura liberale ed anche della cultura cristiana. Dice che è necessaria la libertà dalla miseria e dalla paura e indica tra il pubblico Rami ed Elias che hanno meno di cinque mesi e non hanno nomi italiani. Ritorna con il pubblico alle parole: prima le 3 i: impresa, inglese, informatica. Oggi tre p: povertà, precarietà, paura, “e nessuno si azzardi a dire che c’è una quarta p…”.
Accenna a riduzioni di pause e diritto alla malattia, inflitti agli operai di Mirafiori. E richiama alla necessità a “liberarsi da incrostazioni ideologiche” per portare nel “nuovo secolo passione e curiosità. Non è il tempo della nostalgia, ma della ricerca in mare aperto” in ascolto delle nuove generazioni. “Ma non ci si può congedare dal lavoro perché il lavoro è la questione centrale”. Perché “non è in gioco la sconfitta della Fiom ma la solitudine di molti lavoratori”.
Fatica Vendola ad individuare la “modernità di Marchionne”. E parla al suo pubblico di razzismo e dei 70.000 detenuti oggi nelle carceri italiane e ricorda quando l’allarme scattava a quota 45.000, rimarcando che ormai sono state “buttate via le chiavi” delle galere del paese. Racconta della sua famiglia e delle letture di bambino, e di un mondo nel quale America Latina e Luther King entravano in casa, parte di un’attenzione collettiva. Oggi Il grande fratello mostra una famiglia dalle porte blindate, totalmente ignara di quello che accade.
Molto simile ad un massaggio dell’anima il discorso di Vendola che, se uno potesse permetterselo una volta alla settimana, ci si butterebbe a pesce.
Diversa l’opinione di Bersani che, su La7, a “Le invasioni barbariche commenta”: “Dobbiamo proporre alla gente qualcosa di cui fidarsi, non qualcosa di cui essere incantati”.
Sulla posta, un appello su http://www.lav.it/ denuncia la nuova legge sulla caccia approvata dalla regione Puglia presieduta da Vendola. A rischio – in base all’appello e a relativa raccolta firme – beccacce, storni, tordi. Ma garantita libertà di circolazione ai fuoristrada.
Sicuramente Vendola saprà spiegare. Per non deludere.
(Giovanna Profumo)