OLI 269: POLITICA – Se la Liguria diventa laboratorio
Missing in patria, l’ex ministro dello Sviluppo economico, mai sostituito, è ricomparso in Parlamento e ad una cena romana Pdl, smagrito e abbronzato. Nessuna dichiarazione sulla bufera che sta attraversando il partito, ma qualcuno insinua che gongoli perché dopo il suo passaggio di testimone nessuno sembra ora abbia tenuto compatto il partito delle libertà come lui. Altrettanto sta succedendo in Liguria, dove scontri e scandali pare abbiano aperto il vaso di Pandora: a Genova quasi defenestrato il futuro candidato sindaco tra liti e agguati, mentre a Ponente infuriano collusioni mafiose. La disinvoltura del vicecoordinatore che fa spallucce alle dichiarazioni di personaggi equivoci – solo sostegno elettorale, mica soldi – o l’aplomb del sindaco di Bordighera, che pur commissariato non si dimette – per dovere istituzionale – giovano all’ex ministro. Lui è l’unico che si è dimesso.
Così ci si chiede se l’incredibile versione della casa compratagli a sua insaputa non fosse l’unica possibile di fronte a un “trappolone” amico, che arrivava da lontano. E se dopo le dimissioni ha pure stoppato la costruzione del campo da calcio in villa, ha comunque trovato il tempo per nominare amici in incarichi qua e là, pur dovendo cedere posti chiave alla Lega nell’azienda genovese che tanto aveva sponsorizzato per il suo programma nucleare, salvo concludere poi con i francesi.
Così a Ponente non tira una gran aria, forse si aspetta che l’oblio faccia il suo gioco. Intanto quella che pareva la più eccezionale operazione immobiliare sulle coste del Mediterraneo, il porto turistico di Imperia, pare in stand-by. Il potente imprenditore romano, suocero di Pierferdinando, s’è visto poco e ora il Comune di Imperia, socio dell’impresa, denuncia i costi paurosamente aumentati.
Una maestosa infilata di decine e decine di palme svetta lungo il suggestivo molo artificiale, e barche ondeggiano pigramente nello specchio di mare già racchiuso dalle torri di controllo. I lavori da fare sono però ancora immani per raggiungere i duemila posti barca previsti, il completamento delle banchine, il centro commerciale e abitativo. Qualche gru, pochi camion, alcuni operai che spostano l’immenso smarino di riporto e un annoiato guardiano sorveglia centinaia di metri recintati di spazi deserti.
All’ufficio vendite dichiarano che i posti-barca sono esauriti, ma se interessa c’è già chi rivende ad un prezzo inferiore a quello d’acquisto per problemi di pagamento e tempi di consegna dilatati, mentre aleggia il timore che i lavori si fermino lì. Gli appartamenti di lusso delle palazzine sono in gran parte venduti (sarà stato lo scudo fiscale?), restano le proposte da alveare, monolocale più terrazzo da 10 mila euro in su.
Sembra passata una vita dalle feste di San Giovanni degli anni scorsi, con fastosi fuochi d’artificio e la processione per le vie di Oneglia, l’evento clou della città, a cui nessuno mancava, con il bar più chic pieno di gente, in attesa del passaggio dei poteri sacri e profani. Tutti in prima fila a omaggiare imponenti crocifissi, vescovo, sindaco e forse per incontrare lo sguardo del potente ministro. Quest’anno niente ministro e onorevoli per la statua di San Giovannino, poche persone e “il caffè in” deserto: davvero fedeli autentici.
Tra la gente comune spicca la preoccupazione dei genitori dei ragazzi della squadra di pallanuoto, che ha fatto faville in campionato: pare si siano ritirati i maggiori sponsor nazionali e siano rimasti soltanto i marchi di olio e pasta imperiesi.
(Bianca Vergati)