Parlar di Piano

Com’era prevedibile il “sogno” di Piano è diventato molto presto una occasione di confronto. Alcuni hanno sostenuto che staccarsi dalla progettazione portuale esistente farà perdere inutilmente anni di tempo.


Altri hanno formulato a mezza bocca rilievi tecnici sia sulle opere previste sia sulla dislocazione delle attività portuali. Altri ancora hanno fatto del “sogno” di Piano un qualcosa più simile ad una profezia che a un progetto. E’ il caso del direttore del “Il Lavoro” che ha aperto sul suo giornale un dibattito su “la visione riassuntiva e totale”, frutto della “immaginazione artistica” del “genio architettonico” di Piano. Date le premesse si capisce perché i primi interventi, gli architetti Stefano Boeri e Benedetta Spadolini, preside della Facolta di Architettura, siano stati entusiastici. La Spadolini, a proposito di certi non identificati critici del “progetto del grande sognatore”, ha sentenziato: le novità fan sempre paura. Il che, se è sicuramente vero non esime dal considerarle con la necessaria criticità. Come del resto ha fatto l’urbanista architetto Carlo Berio su Il Lavoro del 3 giugno. E’ un progetto geniale, ha detto che immagina una città del futuro su cui specialmente i politici sono chiamati a dire la loro. Ad esempio la città di Piano è una città macrocefala tutta costruita attorno al porto e alla sua economia. Una sorta di monocultura come in passato era stata quella dell’industria. I politici cosa ne pensano? E ancora: Genova è una città di 600 mila abitanti di cui il 70% a fine carriera. Per rispondere al grande progetto deve prevedere sin da ora una immigrazione massicccia, la formazione dei futuri addetti. Con quali misure? E ancora: riparazioni navali, bacino galleggiante… la citta è cosciente che le maestranze necessarie già oggi vengono da altri paesi e che in futuro sarà ancora più necessario? Per non dire dell’aeroporto: se il treno tra Roma e Milano gareggerà con l’aereo che senso ha puntare su un nuovo aeroporto? A rispondere a queste e a simili domande – ha detto Berio – dovranno essere i “soggetti coinvolti”. In altre parole i politici devono cominciare a fare la loro parte. Per ora hanno taciuto. Vedremo dopo le elezioni.
(Manlio Calegari)