Il rebus rifiuti. Ma l’Arpal ha interesse alla differenziata?

Da alcuni giorni tutte le famiglie liguri hanno ricevuto un opuscolo stampato a cura dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure (ARPAL) che ci invita, giustamente,a non “rifiutare” la nostra comune casa ligure, grazie ad una corretta gestione dei nostri rifiuti. Tuttavia le informazioni fornite dal libretto meritano chiarimenti e puntualizzazioni che ci ripromettiamo di fare a puntate.


Innanzi tutto invitiamo a contare quante pagine sono state dedicate a spiegare cosa è e come funziona un termovalorizzatore (sei pagine) e quante pagine spiegano cosa è la raccolta differenziata.Nell’unica pagina dedicata a questo argomento (pg.12) non troverete una riga che spieghi come la Liguria pensa di organizzare e promuovere la raccolta differenziata e il riciclaggio e neppure quale strategia pensa di adottare per ridurne icosti e per convincere i liguri a praticarla.Sappiamo solo, grazie a questa paginetta, che nel 2001, le Regioni del Nord Italia raccoglievano in modo differenziato il 28,6% dei loro rifiuti, contro il 12,5% della Liguria, ben lontana dall’obiettivo minimo previsto per quell’anno (25%). Per i redattori del libretto, cause di questo fallimento sono l’orografia della Liguria,la rete stradale congestionata e la scarsa sensibilità dei consumatori.Forse sarà meglio spiegare che “termovalorizzatore” è sinonimo di “inceneritore di rifiuti urbani” e che questo termine, studiato a tavolino da qualche abile pubblicitario per nobilitare tale sistema di smaltimento, indica un impianto industriale in cui i rifiuti sono bruciati in appositi forni ed il calore prodotto dalla combustione è utilizzato per produrre elettricità, con metodi molto simili a quelli delle centrali termoelettriche che usano il carbone come combustibile.A pagina 7, dedicata alla normativa sulla gestione dei rifiuti, si legge che gli obiettivi del Decreto Ronchi, “in ordine prioritario sono: -la Prevenzione e la riduzione…-il Recupero di materia…- il Recupero di energia dai rifiuti, attuato attraverso la valorizzazione della loro componente energetica (termovalorizzazione).”Ci sembra un’interpretazioni molto libera dell’articolo 4 del decreto Ronchi (DL 22.1997) che, recependo le politiche comunitarie, recita:”Ai fini di una corretta gestione dei rifiuti le autorità competenti favoriscono la riduzione dello smaltimento dei rifiuti attraverso: a)Riutilizzo… b)Riciclaggio.. c)Recupero di materia… d) l’utilizzazione principale dei rifiuti come combustibile o come altro mezzo per produrre energia.”Come si vede, il citato Decreto, al punto d), non parla assolutamente di termovalorizzazione e la cosa non stupisce. Infatti sarebbe stato un illecito se nel Decreto si fosse favorito una sola tecnologica (la termovalorizzazione), a scapito delle numerose altre tecniche disponibili per raggiungere lo stesso obiettivo: fermentazione anaerobica dei rifiuti organici (cibi, scarti verdi, carta, cartone) ed uso energetico del biogas (metano), ecc. Inoltre, al comma 2 dello stesso articolo 4 si legge: “il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero di materia prima debbono essere considerati preferibili rispetto alle altre forme di recupero.”Questa priorità ha una sua logica: si risparmia energia (fino a quattro volte di più) con il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero di materia, piuttosto che con la termovalorizzazione. Infatti, la termovalorizzazione, distruggendo oggetti e materiali d’uso comune, ci costringe a produrli di nuovo a partire dalla materie prime, con un consumo d’energia nettamente superiore a quella necessaria per il riuso ed il riciclo degli stessi oggetti e a quella recuperata con la loro termovalorizzazione.
(Federico Valerio Consigliere Nazionale Italia Nostra)