Bandiera nera. Il mare pattumiera fatale ai delfini

Un piccolo esercito di subacquei e cittadini amanti del mare, si ritrova sulle spiagge della Liguria, a fine maggio, per dare una ripulita ai fondali marini e agli arenili trasformati in discarica. Sorge spontanea la domanda: chi sporca e butta in mare tutti questi rifiuti?


Dall’anno 1972, data di inizio di Fondali Puliti, iniziativa ideata e organizzata da Gianni Risso, fotografo e giornalista subacqueo, nelle cittadine di Zoagli e Bogliasco la coscienza ambientale è migliorata, ma le immondizie recuperate sui fondali sono ancora tante. Una parte proviene dai torrenti e dalle discariche dell’entroterra (quando c’è la piena, l’acqua porta a valle tutto quello che viene abbandonato sugli argini o nelle vicinanze); per il resto ci pensano le correnti del golfo a trascinare tra le baie tutte le immondezze possibili, compresi gli scarichi fognari delle cittadine prive di depuratore. Che nel Levante non sono poche.
Il mare è considerato da troppi una pattumiera. “I subacquei trovano segnali stradali, utensili per la manutenzione stradale, asportati dai cantieri e buttate in acqua… Ma non mancano neppure –racconta Risso– rifiuti provenienti dalle ville a picco sul mare, dislocate tra Nervi e Chiavari.” Si va da calcinacci, mattoni, persiane, water e lavabi, fino a vecchi ponteggi e passerelle in ferro. C’è poi il malvezzo di buttare in mare sacchetti di plastica: le cosiddette borse, non biodegradabili, galleggiano a lungo; e i delfini che le inghiottiscono muoiono per soffocamento.
Chi sperava nei depuratori, per contrastare l’inquinamento del mare a Zoagli, ha subito ripetuti colpi: l’impianto di depurazione previsto in località “Cian du Ruscin” è stato bloccato da Tar e Consiglio di Stato su ricorso dei proprietari di alcune villette; il Comune ha spinto al largo di un chilometro la condotta fognaria, lavori che andavano completati con un “trituratore”, fermato a sua volta dall’opposizione di altri proprietari edilizi. Altro che bandiera blu…
(Antonio Bovetti)