Informazione/1. Guai a intercettare il salotto affari

Agosto, lungo mese di pausa (anche per Oli), non è trascorso invano, senza darci cioè qualche nuovo elemento, per capire meglio chi sono e come vogliono piegare il Paese i provvisori inquilini delle stanze di governo. In piena canicola, è scoppiato lo scandalo delle intercettazioni telefoniche, fortunatamente: non tanto per bilanciare la stagionale crisi di vendita dei giornali, quanto per mostrarci le inconfessabili realtà che vanno sotto il nome improprio di alta finanza.


E’ stato grazie alla pubblicazione di quei colloqui se anche i non lettori – e sono i più – delle paginate di informazioni economiche ben poco comprensibili su opa (offerta pubblica di acquisto) e scalate bancarie, hanno potuto finalmente sapere qualcosa su intrighi e scambi di favori interessati che si nascondono dietro queste manovre. Poter gettare un occhio (e un orecchio) su quanto succedeva in casa Fazio, sentire il devotissimo governatore della Banca d’Italia ma anche la sua pia consorte distribuire assicurazioni e suggerimenti ai vari Fiorani, ha aperto uno squarcio di verità più eloquente di tante analisi sullo stile del salotto buono e i comportamenti di chi per l’altissimo ruolo (fu rivestito da Ciampi e Einaudi) dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto. E invece nulla è cambiato se non in peggio dal famoso “a Fra’ che te serve?”, sintesi del vecchio clientelismo dc.
La differenza sta nel tipo di reazione del potere politico. Mentre la nomenclatura di un tempo, sorpresa con le mani nel piatto, faceva filosoficamente spallucce, adesso i suoi arroganti eredi s’indignano e minacciano sanzioni tremende, non contro chi intrallazza (pane quotidiano), ma contro chi si permette di esporre i panni sporchi in pubblico. Insomma è la trasparenza che fa scandalo, che deve finire. E lo “statista” Berlusconi ha subito annunciato di avere scritto di suo pugno la legge per legare ancor più le mani ai magistrati e condannare fino a dieci anni di carcere i giornalisti che pubblicano i verbali delle intercettazioni: pena doppia rispetto a chi bara sul mercato. Nella distrazione estiva le proteste dei media sono state limitate. Qualcuno ha ricordato però che se Tanzi fosse stato intercettato, anziché glorificato, la voragine Parmalat non avrebbe travolto migliaia di risparmiatori e la credibilità internazionale dell’azienda Italia.
(Camillo Arcuri)