Primarie – La riprova di una forza difficile da soffocare

Quando domenica 16 siamo andati a votare, di buon mattino, abbiamo subito capito che forse saremmo stati in tanti e che certamente eravamo in gran parte gli stessi che erano andati anni fa in piazza San Giovanni a Roma. Più vecchi, più sgomenti, ma non arresi. E quattro volte tanto.


Poi si calcolerà quanti erano i giovani, i vecchi, i ceti medi, i lavoratori e i pensionati. E sarà interessante. Per ora possiamo dire che c’era l’Italia moderata e pensante, accorsa a una votazione simbolica per significare il proprio concreto rifiuto di Berlusconi e del berlusconismo. Questa società media e borghese era anche assai lieta del successo personale di Bertinotti, perché decisa a presentare al più presto a chi ha distrutto il Paese un conto senza sconti e perciò bisognosa anche del generoso radicalismo del leader rifondarolo.
Quanti sono quelli che in questi anni, come il tizio che non nomino per rispetto dell’italiano, hanno raddoppiato o magari quadruplicato il proprio patrimonio, mentre tutti gli altri diventavano più poveri e meno tutelati? I primi domenica erano al mare, essendo gli unici (da bravi evasori fiscali, lodati e difesi elusori) in grado di fare regolari vacanze nei fine settimana e di ambire uno yacht di cattivo gusto come quelli venduti al Salone di Genova. I secondi, invece, quelli che sono diventati più poveri; che hanno visto con dolore incrinarsi l’identità nazionale e rompersi la solidarietà sociale, loro sono andati domenica a dire basta al governo e alla maggioranza più nefasti della storia dell’Italia repubblicana. E sono stati, ovviamente, legioni. Cosa hanno inteso dire lo hanno capito tanti.
Ora, ci si chiede se, non avendolo previsto minimamente, lo avranno capito anche gli esperti della politica, che ancora troppo contano a sinistra; quelli che, a suo tempo, si erano affrettati a spedire subito a casa il milione di manifestanti di San Giovanni e che ora osservano stupiti i 4 milioni e mezzo delle primarie, cominciando magari a chiedersi come fare a neutralizzarne la forza dirompente. Già sanno che la prima cosa da fare è non utilizzarla, tranquillizzarla, rinviarla ad altri appuntamenti. Forse, però, stavolta, non ce la faranno neppure loro.
(Vittorio Coletti)