Caso Necci – Se soltanto le donne sanno commuoversi

A volte, con tutte le cose istruttive che ci sono da seguire sui giornali (ultimo il manuale di finanza etica, autori Fazio-Fiorani) capita che sfugge qualche chicca da ritagliare. Per chi se lo fosse perso sul Magazine del Corsera, riassumiamo con inadeguata sintesi il generoso quanto coraggioso intervento di Barbara Palombelli, giornalista di fama, consorte del “piacione” leader della Margherita, in difesa di una povera vittima del giustizialismo.


Si chiama Lorenzo Necci, ex presidente di Enimont e di Fs, questo San Sebastiano martoriato dalla cultura accusatoria; di lui l’audace notista ricorda anzitutto le “agghiaccianti modalità dell’arresto” nel 1996, poi il fatto che sia “ancora in attesa di una sentenza”, relegato “in un cono d’ombra che ha allontanato amici, politici, ex colleghi”. E non è un caso se “l’odissea di questo visionario in senso buono, che sognava di dare al Paese una rete ferroviaria moderna, veloce”, ha commosso lei e “l’avvocat essa che lo difende con la passione di cui siano capaci soltanto noi donne”, scrive Barbara.
Insensibile al clima natalizio e a tanto commovente slancio, le fa eco su l’Unità, rubrica Bananas (altra chicca da non perdere) Marco Travaglio che invece del cuore apre gli archivi (proverbiale quanto implacabile il suo), ricordando per prima cosa che qualche sentenza Necci l’ha avuta: una condanna a due anni e 7 mesi per le mazzette passate dietro la costruzione dello scalo ferroviario milanese di Fiorenza; inoltre che è stato di recente rinviato a giudizio a Roma per truffa insieme a Calisto Tanzi, con l’accusa di averlo aiutato a scaricare i debiti delle sue società turistiche in una joint venture con la Cit (gruppo Fs); infine che l’intemerato signore, “visionario in senso buono”, dalle intercettazioni della GdF risultava a libro paga del banchiere-tangentista Chicchi Pacini Battaglia dal quale riceveva un fisso di 20 milioni al mese. Forse per le piccole spese.
(Camillo Arcuri)