Malmo-Pre – Per combattere la paura una biblioteca vivente

La mostra alla Commenda di Prè, dal titolo “War Word World”, organizzata dall’Associazione Leonardi V-Idea, si è conclusa domenica 18 dicembre con un convegno. Fra gli interventi della mattinata, quelli di Alessandro Dal Lago e di Darko Suvin hanno ribadito alcuni concetti di fondo difficilmente reperibili nel mare magnum della dis-informazione sulla guerra (sulle guerre).


I due relatori non si sono fermati a Bush, al conflitto in Iraq, ma hanno ribadito con forza come la guerra sia necessaria per la sopravvivenza del capitalismo, insieme al suo corollario di paura (non della “bomba” – come negli anni successivi la fine della seconda guerra mondiale – ); una paura generalizzata e priva di volto. Un sentimento funzionale al restringimento delle libertà dei cittadini anche nell’occidente capitalistico: la “enduring freedom”, di fatto, non è che la “sopportazione duratura” dei costi di questa pseudo-libertà.
Darko Suvin ha definito il nuovo potere “capitalismo necrofilo” perché si nutre, cresce e si riproduce solo attraverso politiche di morte e distruzione.
Possiamo uscire da questo circolo vizioso? Le recenti “prove tecniche di terrorismo” in alcune città italiane sono eclatanti esempi del livello d’angoscia cui dobbiamo essere sottoposti per accettare, come un male minore, la guerra; gli atti di razzismo, che sempre più spesso troviamo raccontati sulle pagine dei giornali, sono la faccia meno “nobile” della stessa medaglia.
Per tirare un po’ il fiato si può leggere l’articolo apparso su “la Repubblica delle Donne” del 10 dicembre: “Nel laboratorio dei libri viventi” di E. Fantoni. “Prendete in prestito un pregiudizio e guardatelo in faccia per 45 minuti”. L’esperimento, chiamato Living Libray Project, è semplice e rivoluzionario ad un tempo: nel caffé della Stadsbibliotek di Malmö, in Svezia, è possibile interloquire con donne musulmane, imam, zingari, omosessuali, disabili, ex detenuti.
“Vogliamo che la gente impari ad avere diversi punti di vista sulla vita. Ci sono pregiudizi su tutto: noi vogliamo combatterli, per promuovere un modello di convivenza pacifica” dice Catharina Noren, responsabile del progetto.
Un’idea che, secondo quanto scritto da Fantoni, non è nuova: esperienze simili sono state portate avanti in Danimarca, Norvegia, Ungheria, Portogallo. Non sarà Parigi, si legge, ma la popolazione di Malmö è costituita da persone appartenenti a “150 nazionalità diverse” ed è chiaro, quindi, che anche a queste latitudini serpeggia un certo malessere per i mille colori dell’altro.
“(…) c’è così tanta gente che ha paura di quello che non comprende… E il peggio è che la paura impedisce loro anche di chiedere, di cercare anche solo un contatto. Iniziative come queste danno davvero la possibilità di aprire una prima breccia nel muro della diffidenza”, dice la lesbica Kikki, uno dei libri viventi di Malmö.
Certo, non sarà risolutivo, ma potrebbe essere un buon antidoto, tanto per cominciare.
(Tania del Sordo)