Quotidiani – Fare informazione o farsi la guerra?

Dalle colonne dell’edizione locale della Repubblica (13 gennaio), molte e pesanti sono le domande rivolte da Piero Ottone al Secolo XIX, il quotidiano di cui un tempo è stato direttore.


Perché, chiede Ottone, il Secolo XIX ha fatto e continua a fare la guerra a Giovanni Novi, presidente dell’Autorità portuale, e a Renzo Piano e al suo progetto e, in definitiva, al futuro del porto e della città? Eppure. Scrive Ottone, il progetto di Piano è un fatto di estrema importanza per la Genova del futuro. Al punto che lui pensa che per sostenerlo si debba “fare squadra”, come ha sostenuto di recente il cardinale Bertone. Invece, “che cosa succede in quel giornale? Qual è il suo rapporto con la città? Come si spiegano certe sue posizioni, certe sue campagne?” Più che domande, sono una denuncia.
Lanfranco Vaccari, il direttore del Secolo XIX, risponde il giorno dopo, su due pagine. “Qui si discute di quale sia il ruolo di un quotidiano”. “I quasi due anni di Novi a Palazzo San Giorgio impediscono a questo giornale di esprimere un apprezzamento positivo”. Quanto a Renzo Piano, Vaccari respinge l’equazione “secondo cui chi è con l’Affresco è per il progresso e chi espone dei dubbi è per la conservazione”. Aggiunge che “l’Affresco è oggi impantanato nello stesso stagno che ha già diluito in tempi biblici l’attuazione del Piano regolatore portuale” e ne attribuisce le maggiori responsabilità al Comune e alla Regione. Per Vaccari “Il problema è tutto politico e consiste nella capacità della classe dirigente locale di affrontare le sue responsabilità e di dare risposte semplici a domande altrettanto semplici. Che cosa si vuole sia Genova da qui a vent’anni? Quale genere di città è immaginata dalla politica? Una città portuale? E che tipo di città portuale? Da cinque o da dieci milioni di container (due prospettive diverse nel disegno urbanistico)? E che cosa ci deve essere di contorno? Con quale alta tecnologia riempire il contenitore degli Erzelli?”
Ben detto, ora aspettiamo che il Secolo XIX e la Repubblica si decidano a informare i cittadini su cose che molto probabilmente – vista le ragioni e l’asprezza dello scontro – loro conoscono molto bene.
(Oscar Itzcovich)