Memoria G8 – Commissario Balilla in Piazza Alimonda

“Chi non vuole ricordare il passato è condannato a riviverlo.” E allora bando alla pigrizia e sforziamoci di ricordare, anche se fa male o dà fastidio.
Qualche settimana fa ho descritto il trattamento riservato nei pressi della chiesa del Rimedio a un malcapitato manifestante noglobal, le cui gravi condizioni hanno richiesto l’intervento di un’ambulanza.


Oggi prosegue la descrizione degli avvenimenti in piazza Alimonda di venerdì 20 luglio 2001. Poco dopo le 17, il contingente dei Cc della CCIR si rilassa all’angolo con via Ilice. Sono arrivate due camionette con cibo, acqua e soluzioni fisiologiche (per attenuare gli effetti dei lacrimogeni al CS, che fanno male anche a chi li lancia). Su una di queste camionette viene fatto salire, così hanno raccontato, Mario Placanica, che non si sente bene (l’ufficiale che comanda la compagnia ha dichiarato che era “cotto” e incapace persino di scartare i lacrimogeni, però gli lasciano la pistola), e un altro (che quest’altro si chiami Dario Raffone lo si viene a sapere solo nella tarda mattinata di sabato). A un tratto il contingente, dopo il rientro di una camionetta a bordo della quale si trova l’alto ufficiale dei Cc che è il riferimento sul campo, si rimette come recita la sigla in assetto “risolutivo”, cioè casco, maschera, scudo e tonfa. Poco dopo aggira l’aiola centrale di piazza Alimonda e, infilatosi nel tratto di via Caffa che termina in via Tolemaide, attacca con lancio di lacrimogeni il corteo delle tute bianche che ha già subito cariche indiscriminate e pesanti da più di due ore (è giusto ricordare sempre che in quel tratto il corteo era autorizzato).
Sull’opportunità della manovra esistono pareri contraddittori degli stessi responsabili di piazza. Il vice questore che è il riferimento di ordine pubblico dichiara di aver chiesto all’ufficiale dei Cc se se la sentiva di fare l’azione, quest’ultimo dichiara di aver fatto presente che il contingente era stanco. Tant’è, usi a obbedir tacendo, come recita un celebre motto dell’arma, i Cc eseguono. L’attacco di fianco equivale in quella situazione a una chiusura delle vie di fuga, fatto che rappresenta una notevole novità nella gestione dell’ordine pubblico, per altro già sperimentata mesi prima, con un altro governo ma con gli stessi vertici della polizia, a Napoli. Tuttavia risulta infruttuoso: i manifestanti reagiscono con il lancio di qualche sasso e il reparto, dopo meno di un minuto, si ritira precipitosamente verso la piazza, una fuga vera e propria. Quel minuto scarso è tuttavia sufficiente al vice questore per cimentarsi nel rilancio dei sassi all’indirizzo dei manifestanti. Lo fa per ben due volte e con lanci apprezzabili per energica determinazione, anche se forse meno apprezzabili rispetto ai compiti d’istituto. La fuga è un palese invito ai manifestanti ad inseguirli, cosa che avviene puntualmente. Non si sarà trattato, alle volte, della preparazione di una trappola? (4 – continua)
(Giuliano Giuliani)